IT15CR16

AS (2015) CR 16
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2015

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(Seconda parte)

ATTI

Della sedicesima seduta

Giovedì 23 aprile 2015, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Michele NICOLETTI (Italia, SOC)
(Doc. 13764)

Grazie Presidente.

Le drammatiche morti in mare di questi ultimi giorni ci hanno messo davanti agli occhi ciò che già sapevamo ma che facevamo finta di non vedere, e cioè che ci troviamo di fronte alla più grave tragedia umanitaria dopo la fine della seconda guerra mondiale. Un domani ci chiederanno che cosa facevamo noi mentre questo evento si consumava, noi che sediamo nei parlamenti nazionali e in questa Assemblea, in quei luoghi che agli occhi dei cittadini sono i luoghi in cui si assumono le decisioni, o almeno quella parte di decisioni che è ancora nelle mani dei rappresentanti dei popoli.

Dobbiamo mettere in atto immediatamente una risposta molto più forte di quella di cui siamo stati capaci fino a questo momento e sarebbe davvero grave se in questo giorno da Strasburgo e da Bruxelles uscissero solo parole. Serve, invece, una reazione su tutti i livelli. Sul piano morale, innanzitutto. Non possiamo permettere che dopo il demone dell’odio totalitario del Novecento, prevalga in questo secolo il demone dell’indifferenza. La società umana si fonda anche biologicamente sul prendersi cura e non sull’indifferenza. L’indifferenza ci dice che vivere o morire è la stessa cosa, ma noi sappiamo e ancora vogliamo che ci sia una differenza tra vivere o morire e non solo per noi ma per tutti gli esseri umani. Tutte le nostre più antiche tradizioni morali si fondano su un principio di non indifferenza nei confronti del vicino, dall’amore del prossimo al reato di omissione di soccorso che troviamo nel nostro codice della strada, tutti ci dicono che quando siamo vicini a una persona in pericolo di morte, non possiamo lasciarla morire.

Serve una reazione sul piano giuridico: la civiltà europea si basa sul diritto di asilo che è importante quanto il diritto di cittadinanza. Anche questo fa parte delle più antiche tradizioni secolari e religiose e ha trovato nel diritto cosmopolitico dell’illuminismo la sua più bella formulazione scritta nelle nostre convenzioni, nelle nostre costituzioni. Ma ancora non abbiamo un sistema europeo di asilo benché la Commissione europea nel piano d’azione di Stoccolma del 2010 lo richiedesse. E ancora serve una reazione politica, serve combattere contro i trafficanti di esseri umani che sono oggi interessati a speculare sulla vita e sulla morte delle persone, trattando le persone come luogo di sfruttamento, ma serve anche un grande piano Marshall di cooperazione sociale ed economica tra l’Europa e il Nordafrica, la stessa cosa che ha fatto l’Occidente nei confronti dell’Europa per sostenere la transizione alle democrazie dopo i regimi autoritari. Senza una forte cooperazione sociale ed economica non riusciremo a rispondere a questa tragedia.

Mi auguro che da qui possa nascere un forte impulso.

Grazie.

 Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 13764)

Spettabili Colleghi,

Sono profondamente preoccupato dalla situazione dei migranti profughi che arrivano dalla zona del Nordafrica e che mettono in pericolo la propria vita per giungere sulle coste dell’Europa meridionale. La dichiarazione di uno di loro, pubblicata qualche giorno fa sulle pagine del quotidiano The Guardian mi sembra più che eloquente: “Morire in mare non è un problema, almeno non sarò sottoposto alla tortura!”.

Non possiamo lasciare la responsabilità della decisione riguardo a quello che sta succedendo nel Sud dell’Europa solo a quei paesi che sono vicini geograficamente a quella zona. Le continue tragedie che accadono nel mar Mediterraneo ci fanno arrivare alla conclusione che la gestione dei confini esterni dell’Unione europea è in grandi difficoltà. La diminuzione costante dei finanziamenti europei per la gestione di questi progetti si riflette negativamente soprattutto per i paesi come Italia, Spagna, Malta e anche la Grecia che distribuiscono risorse sostanziali per far fronte a queste sfide nel campo dell’immigrazione clandestina.

Secondo la mia opinione, è necessaria una revisione più ampia del sistema di Dublino dell’Unione europea al fine di adattarsi alle nuove realtà e di conformarsi all’articolo 80 del Trattato riguardante il funzionamento dell’Unione europea. Secondo tale trattato, le disposizioni legali nel gestire le politiche dell’Unione europea nell’ambito del controllo dei confini, dell’assistenza e dell’immigrazione rappresentano le fondamenta del principio della solidarietà e della distribuzione equa delle responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario.

La diplomazia europea, in particolare, e la comunità internazionale, in generale, devono equilibrare le emergenze in queste regioni dando una particolare attenzione al programma post 2015 degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, perché arrivare alla metà di questi obiettivi può contribuire in maniera decisiva alla diminuzione della pressione dei flussi di migranti.

Manlio DI STEFANO (Italia, NR / NI)
(Doc. 13764)

Grazie Presidente.

Il problema dei morti in mare nel Mediterraneo che va avanti ormai da decenni, è causa diretta dei governi europei. Perché questa Europa è stata fondata esclusivamente sulla salvaguardia delle banche ma non sulla salvaguardia dell’essere umano. Noi dobbiamo rispettare la vita dei migranti, dobbiamo rispettare il benessere dei cittadini europei e dobbiamo quindi investire in questa direzione.

Vi faccio un esempio: i migranti vengono per lo più dall’Afghanistan e dalla Libia. Chi ha causato lo scompenso in questi paesi? Chi l’ha causato? L’ha causato l’Europa che però non si è presa la responsabilità di affrontare anche le conseguenze di quello che è successo. E allora noi abbiamo portato al Parlamento italiano con il Movimento 5 Stelle alcune proposte che io ho riportato anche nella risoluzione che andremo a votare oggi.

Queste proposte per esempio sono l’introduzione delle quote, ovvero la gestione dei migranti equamente suddivisa tra i paesi dell’Unione europea, i ventotto paesi, perché oggi questi migranti vengono gestiti per lo più da cinque paesi. La divisione dei costi della gestione dei migranti. L’Italia è al collasso. L’Italia è al collasso dal punto di vista economico, dal punto di vista dell’accettazione del migrante che viene percepito negativamente, viene percepito negativamente perché siamo in una totale crisi.

E allora, se riusciremo come Europa a far capire che il migrante, oltre ad avere un diritto di asilo, è anche una risorsa, ma una risorsa allor quando viene gestito in modo giusto, allora forse questa Europa riuscirà davvero a risolvere il problema dei migranti ma dobbiamo prima di tutto lottare sulle cause. Per lottare sulle cause abbiamo scelto, come Movimento 5 Stelle in Italia, di puntare tanto su quella che abbiamo chiamato l’Agenzia Internazionale, un’agenzia che permetta controllando a livello geopolitico i cambiamenti, di mettere dei punti di richiesta d’asilo direttamente nei territori di partenza e transito. Una soluzione che permetterebbe a chi ha diritto davvero, di far richiesta direttamente sul posto, senza mettersi sui barconi della morte, e avere noi la certezza che chi invece continua in quella direzione, non è un avente diritto e quindi va respinto.

E allora noi dobbiamo capire questo: dobbiamo puntare su una lotta comune agli scafisti che oggi sono il vero male, e smettere soprattutto di alimentare l’islamofobia. Ho sentito parlare anche oggi di musulmani che buttano in acqua cristiani; dal 2001 a oggi dei cristiani stanno uccidendo musulmani in Afghanistan e in Iraq, però nessuno li mette in relazione a questo. Io credo che il Consiglio d’Europa non debba quindi puntare sulla divisione tra musulmani e cristiani, ma puntare sull’attacco feroce nei confronti dei delinquenti che gestiscono i migranti oggi sulle sponde libiche, sulle sponde del Nordafrica e anche, e soprattutto, nei nostri paesi dove sono già arrivati i delinquenti che cerchiamo di trovare nei barconi. Sono già da noi, stanno già gestendo il flusso dei migranti e purtroppo – e presento una denuncia in questo senso al mio paese – la politica è spesso collusa con la gestione malata di migranti perché nei C.I.E. e nei CARA e nei centri di accoglienza si specula parecchio e si fanno parecchi soldi.

E allora ho portato tre emendamenti che discuteremo tra poco e che vanno in questa direzione. Vi chiedo di ascoltarli, vi chiedo di accoglierli perché oggi l’Europa non può più voltare le spalle, per noi e per la gente che muore in mare.

Grazie.

Michele NICOLETTI (Italia, SOC)
(Doc. 13764, Emendamento 13)

Grazie Presidente.

Abbiamo apprezzato la parte finale di questo rapporto, così come le parole del relatore a conclusione del dibattito. Ma proprio per rafforzare la richiesta di potenziare i mezzi di soccorso, dobbiamo togliere le ombre possibili e una di queste è l’ultima parte di questo paragrafo, dove si sottolinea che qualcuno ritiene che ci siano dei side effects indesiderati di Mare Nostrum. Noi vogliamo togliere questo riferimento e riformulare questo paragrafo in modo da dare maggiore forza, a Strasburgo e a Bruxelles, alla nostra richiesta di più sostegno.

Michele NICOLETTI (Italia, SOC)
(Doc. 13764, Emendamento 14)

Grazie Presidente.

Con questo emendamento non si vuole negare il tragico incidente, anzi lo si riconosce. Però si vuole rispettare il lavoro della magistratura italiana che è in corso e si vuole togliere quest’ultima frase che, di nuovo, potrebbe gettare un’ombra sulla preoccupazione invece di soccorrere le persone evitando che qualcuno possa pensare che dai profughi possa venire minacciata la nostra pace religiosa in Europa.

Manlio DI STEFANO (Italia, NR / NI)
(Doc. 13764, Emendamento 11)

Grazie Presidente.

Questo emendamento racchiude in sé il concetto di Europa sociale e dei popoli che stiamo cercando di portare avanti, ovvero aggiunge al paragrafo originale la condivisione non solo delle responsabilità ma anche dei costi dei recuperi in mare e della gestione dei flussi migratori e aggiunge, alla fine del paragrafo, una frase in cui dice che la divisione dell’onere va fatta secondo delle quote che includano tutti e ventotto i paesi dell’Unione europea e non soltanto quelli che oggi se ne occupano maggiormente. Credo che sia un emendamento di buon senso e ringrazio la Commissione che oggi l’ha approvato. Grazie.

Manlio DI STEFANO (Italia, NR / NI)
(Doc. 13764, Emendamento 12)

Grazie Presidente.

Questo emendamento potrebbe sembrare provocatorio, ma non lo è. È un po’ l’insieme di quello che dicevo nel mio intervento precedente. Abbiamo come Europa delle responsabilità comuni, ma spesso ci dimentichiamo le cause che non sono sempre comuni. Prendo il caso della Libia, bombardata senza nessun tipo di consenso internazionale. In questo emendamento dico che nelle opere di cooperazione e di ricostruzione dei territori distrutti il maggior carico deve essere da parte di chi ha destabilizzato quei territori e li ha, prima, distrutti. Grazie.