IT15CR20

AS (2015) CR 20
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2015

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(Terza parte)

ATTI

Della ventesima seduta

Lunedì 22 giugno 2015, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Adele GAMBARO (Italia, ADLE / ALDE)

(Doc. 13813 e 13816)

Grazie Signora Presidente.

Distinti colleghi, il rapporto di attività che vi presento copre le attività dell’Ufficio di Presidenza e della Commissione permanente dal 24 aprile fino ad oggi.

Nel mio discorso vorrei soffermarmi su alcune questioni che sono state oggetto di questi lavori. In primo luogo, la prevenzione e la lotta al terrorismo sono purtroppo più che mai di attualità. Con l’adozione del Protocollo addizionale alla Convenzione europea sul terrorismo, il Consiglio d’Europa si è ancora una volta affermato come un’organizzazione pioniera nella redazione di strumenti internazionali che affrontano tematiche urgenti e che richiedono una stretta cooperazione internazionale.

Mi auguro che gli ostacoli che si frappongono all’apertura della firma del protocollo possano essere superati nel più breve tempo possibile perché l’arruolamento di stranieri in gruppi terroristici operanti in vari paesi, e la radicalizzazione che conduce alla violenza, soprattutto tra i giovani, sono problemi scottanti e ben presenti nell’agenda politica di tutti i paesi del Consiglio d’Europa.

Come ha detto il Segretario Generale, il Signor Jagland, nella sua allocuzione davanti alla Commissione per il contrasto al terrorismo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la lotta contro il terrorismo è prima di tutto una lotta di idee. In questa lotta dobbiamo restare fedeli ai valori che fanno di noi delle democrazie, e trovare il giusto equilibrio tra controllo e libertà. Diverse commissioni dell’Assemblea parlamentare, del resto, hanno proposto delle linee di azione nel quadro della messa in opera della risoluzione 2031 del 2015 su “Attacchi terroristici a Parigi, insieme per una risposta democratica”.

In questo contesto vorrei attirare la vostra attenzione sulle attività dell’Alleanza parlamentare contro l’odio che ormai è operativa dall’inizio di quest’anno, nonché sul lavoro condotto dalla Commissione Cultura sull’educazione alla cittadinanza democratica. Questo perché la prevenzione dovrebbe essere il nostro obiettivo primario se vogliamo che la lotta al terrorismo sia un obiettivo sostenibile e con radici profonde nella società. La Commissione permanente si è riunita a Sarajevo il 22 maggio. È stata una riunione importante per discutere con le autorità della Bosnia Erzegovina, non solo delle loro priorità in quanto presidenza del Comitato dei Ministri, ma anche del punto in cui si trova il paese rispetto a una serie di sfide politiche, istituzionali e sociali.

La Commissione permanente a Sarajevo è stata anche l’occasione per tenere un dibattito di attualità sulla situazione in Macedonia. Gli oratori che hanno preso la parola hanno espresso preoccupazione per le violenze di Kumanovo, ma anche per la situazione di crisi istituzionale in cui versa il paese per la mancanza di determinazione nell’affrontare alcuni problemi cronici quali la corruzione e il nepotismo, per la mancanza di fiducia della gente nella classe politica, per i rischi di strumentalizzazione della questione etnica e, infine, per l’uso del boicottaggio elettorale piuttosto che del dialogo.

D’altro canto, il dibattito ha messo in evidenza che la Comunità internazionale e il Consiglio d’Europa, anche attraverso la sua Assemblea, possono agire solo come facilitatori e non come artefici di soluzioni preconfezionate o imposte dall’alto. La soluzione di un conflitto politico che permetta al paese di avanzare sulla strada delle riforme, che sono così necessarie, può venire solo dall’interno. Ma trovare una soluzione non è un’opzione, una scelta: è l’unica prospettiva. Di più, direi che è una responsabilità.

A Sarajevo ho anche avuto l’opportunità di presentare un rapporto su “Il patrimonio culturale in situazione di crisi e post-crisi” in quanto Presidente della Commissione Cultura e in sostituzione della relatrice, la Signora Ismeta DERVOZ che ha lasciato il Parlamento. La distruzione deliberata o il danneggiamento di edifici e artefatti culturali è purtroppo divenuta una caratteristica dei conflitti moderni, soprattutto quelli a sfondo etnico. Questi atti distruttivi mirano, infatti, a eradicare la cultura, l’identità e l’esistenza dell’altro, eppure la ristrutturazione del patrimonio culturale può anche essere parte di un processo di riconciliazione purché si tratti di un processo effettuato con attenzione in questo contesto.

Il Consiglio d’Europa può giocare un ruolo importante, ad esempio sviluppando delle linee guida basate sulla Convenzione di Faro. Ma mentre a Sarajevo dibattevamo questo rapporto, ci giungeva la notizia che i militanti dell’ISIS stavano distruggendo il patrimonio culturale della città di Palmira. Oltre a distruggere un capitale archeologico appartenente all’umanità, ISIS terrorizza l’occidente e massacra interi gruppi di popolazioni in Siria e in Iraq. Il conflitto in Siria, che diventa ancora più complicato per via della molteplicità dei gruppi combattenti, ha spinto fino ad ora quattro milioni di siriani ad abbandonare il proprio paese, in cerca di protezione, e ha provocato sette milioni e mezzo di sfollati interni. Pochi giorni prima della celebrazione della giornata internazionale dei rifugiati, il 20 giugno, non poteva venire in un momento più significativo la visita della Commissione ad hoc dell’ufficio di Presidenza sull’arrivo in massa dei rifugiati in Turchia.

Possiamo davvero dire che la Turchia stia dando una lezione al resto dell’Europa su come si possa mantenere una politica della porta aperta di fronte ad un flusso imponente e costante di persone in cerca di protezione internazionale. Mentre nell’Unione europea si negoziano piccole quote, e paesi come l’Italia e la Grecia sono lasciati soli a far fronte a delle tragedie del Mediterraneo, la Turchia dà asilo a due milioni di rifugiati siriani, la metà di coloro che sono fuggiti dalla Siria, avendo speso fino ad ora sei miliardi di dollari per fornire loro assistenza.

Per concludere la mia presentazione, Signora Presidente, vorrei menzionare brevemente una vicenda che è apparsa su tutti i media del mondo nel periodo in esame: lo scandalo che ha riguardato la FIFA. Il ruolo dell’Assemblea, nel fare emergere la questione, è stato cruciale. Mi rammarico tuttavia di non aver trovato riferimenti al nostro lavoro nella vasta copertura mediatica che è stata data degli arresti dei dirigenti FIFA e delle dimissioni del rieletto Presidente BLATTER. Dico questo non per fare polemica ma perché ci possa essere una riflessione costruttiva ed eventualmente una presa di coscienza sulla rappresentatività mediatica che il nostro lavoro da membri dell’Assemblea e delle Commissioni deve avere per far conoscere ai nostri Parlamenti e presso la nostra opinione pubblica quello che si fa qui a Strasburgo.

La ringrazio Signora Presidente.

Adele GAMBARO (Italia, ADLE / ALDE)

(Doc. 13813 e 13816)

Grazie Presidente,

Aspetto di aver ascoltato tutti gli oratori.

Adele GAMBARO (Italia, ADLE / ALDE)

(Doc. 13813 e 13816)

Grazie Presidente,

Volevo rispondere in primo luogo al Signor LUND che ha giustamente enfatizzato il lavoro che sta facendo la Turchia ma anche il fatto che queste ondate di migranti da un paese all’altro sono anche dovute al problema del cambiamento climatico e quindi non si tratta solo di problemi politici, di guerre ma anche climatici, quindi il fatto di aiutarci gli uni con gli altri credo che sia molto importante, così come questo approccio pacifico al dialogo. Mi dispiace e gli faccio tanti auguri, perché ci ha informato che questa è la sua ultima volta qui in Assemblea.

Per quanto riguarda il Signor CHOPE sono d’accordo con lui e apprezzo questa sua enfasi sul discorso di potare avanti il protocollo, in quanto anche se l’Unione europea ancora non l’ha firmato interamente per problemi forse burocratici, certamente questo non ci impedisce di portare avanti questo argomento di un’importanza fondamentale come quello del terrorismo.

Ringrazio anche i colleghi HUSEYNOV e SEYIDOV per aver enfatizzato anche loro come la Turchia stia affrontando in ottimo modo questa problematica e se un paese da solo riesce a portare avanti delle soluzioni, tanto più possiamo portarle avanti vari paesi insieme.

Grazie.

Paride ANDREOLI (San Marino, SOC / SOC)

(Domanda al Ministro degli Affari Esteri della Bosnia Erzegovina, Presidente del Comitato dei Ministri)

Grazie Signora Presidente,

Onorevole Presidente, ogni anno dal 2008 il Comitato dei Ministri organizza gli incontri sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale, iniziativa nata su proposta della presidenza sanmarinese del Comitato dei Ministri come seguito del vertice di Varsavia del 2005. Questi incontri hanno riscosso un notevole successo e sono di grande attualità, soprattutto alla luce degli attentati terroristici che hanno colpito recentemente alcuni Stati membri. L’importanza degli incontri è stata inoltre ribadita da Sua Santità Papa Francesco nel suo discorso pronunciato in quest’aula il 25 novembre scorso.

Onorevole Presidente, il prossimo incontro, come Lei ha citato nel suo intervento, si terrà a Sarajevo in settembre. Oltre a ringraziare il suo paese per aver preso questa iniziativa vorrei chiederle: crede che il Comitato dei Ministri possa valorizzare ulteriormente questi incontri? E come? Affinché possano dare un sempre maggiore contributo all’affermazione dei valori fondamentali dell’organizzazione