IT16CR05

AS (2016) CR 05
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2016

________________

(Prima parte)

ATTI

Della quinta seduta

Mercoledì 27 gennaio 2016, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Manlio DI STEFANO (Italia, NR / NI)

(Doc.13942 e 13941)

Grazie Presidente e gentili Colleghi.

Questo è un rapporto che parla di migrazioni irregolari. Ma da tutti quelli che hanno parlato fino ad ora vorrei sapere: chi è un migrante regolare, oggi, in Europa? Sostanzialmente nessuno, perché non ci sono canali regolari per i migranti economici, e non c’è garanzia nemmeno per quelli che hanno diritto, come i rifugiati, perché non esiste un mutuo accordo con i paesi di provenienza grazie al quale possono venire con un normale volo: e quindi arrivano con i barconi. Di conseguenza, in riferimento a quanto stiamo dicendo, c’è alla base un enorme problema reale: e cioè, che sulla gestione dei migranti si è fatta troppa campagna elettorale e si sono date pochissime soluzioni.

Ho sentito parlare di difesa dell’umanesimo europeo: ma quale umanesimo? Quello di Colin Powell per il quale si è andati a bombardare l’Iraq? O quello che ha conferito mandato alla Francia di bombardare in Libia? Quello era un umanesimo, secondo voi? Secondo me, NO! Ed è da lì che nasce il problema dei migranti. Dal 2009 al 2016, i flussi migratori sono passati da novemila unità all’anno a centosettantamila unità all’anno, soltanto in Italia. In questo periodo ci sono state le cinque maggiori guerre, inclusa quella in Afghanistan che ci fa continuare con questa folle guerra che crea ancora più violenza e fa nascere l’idea di paese occupante, come quella che hanno oggi i terroristi.

E allora, sicuramente dobbiamo pensare a due cose: la prima è di dire STOP alle guerre di esportazione di democrazia; e la seconda è di dire STOP allo sfruttamento delle nostre multinazionali, causa principale di immigrazione. Dopodiché dobbiamo pensare a come fare davvero per mantenere davvero l’umanesimo europeo! Ve lo dico io in due parole: in primo luogo ci vuole una reale integrazione. Il cittadino che viene a vivere in Europa, ossia l’immigrato, deve sentirsi europeo. Per farlo, lo si deve integrare realmente nel territorio europeo, con corsi di lingua, con corsi obbligatori di legge del paese dove si va. L’altro punto è ciò che chiamiamo “accoglienza diffusa”. È impensabile che quattro paesi, o cinque, si facciano carico del maggior numero di migranti. L’accoglienza diffusa va a far sì che anche la percezione del migrante sarà più tollerata dal cittadino, perché le quantità di migranti per paese saranno inferiori.

Infine, questo rapporto parla di un’altra cosa molto importante: il contrasto agli scafisti. Cosa abbiamo fatto contro gli scafisti? Ho letto un rapporto del primo pentito scafista che racconta che sulle coste libiche esistono cantieri navali, case bunker alla luce del sole. Ma per quale motivo non riusciamo mai a contrastarli? Probabilmente perché non riusciamo a trovare un accordo reale con i paesi di provenienza per combattere davvero gli scafisti. L’altro punto: si parla adesso molto di clandestinità. È un’altra pietra tombale sul metodo reale per combattere gli scafisti, perché non puoi interrogare il migrante. Io credo che ci siano le soluzioni all’immigrazione ma non le stiamo davvero cercando, e credo che la paura reale sia che trovare soluzioni interromperebbe la più grande campagna elettorale che abbiamo in Europa, e che è quella contro i migranti o a favore dei migranti.

Grazie.

Sandra ZAMPA (Italia, SOC / SOC)

(Doc.13942 e 13941)

Grazie Presidente.

Nel fenomeno della massiccia immigrazione verso l’Europa c’è un elemento nuovo e ringrazio la collega Carina OHLSSON che ne ha appena parlato. Si tratta delle dimensioni del fenomeno dei giovani migranti, dei minorenni.

Sono due gli elementi di attenzione a cui noi dobbiamo porre rimedio. Sono minori stranieri non accompagnati, cioè ragazzi che partono soli dalle proprie terre, dai propri paesi e che hanno un’età compresa tra i 10 e i 17 anni, ma soprattutto concentrati nella fascia di età tra i 16 e i 17 anni. Questi ragazzi sono una categoria particolarmente vulnerabile perché sono privi di genitori e di familiari che li accompagnino. Arrivano soprattutto in Grecia, in Italia, attraverso vie di terra o di mare.

Oltre a questi minori stranieri non accompagnati, c’è anche la categoria dei bambini piccolissimi, da neonati fino a minore età, che partono con i genitori. Sono bambini vulnerabili, in ragione della loro età. Io personalmente li ho visti arrivare a piedi con le famiglie in Ungheria qualche mese fa. Immaginiamoci ora, in questi giorni, con il freddo, quale può essere la loro vita. Sono piccoli, sono vulnerabili e hanno bisogno di essere accolti in un’altra maniera, con un altro metodo.

Due sono i punti a cui noi dobbiamo prestare attenzione e su cui occorre che l’Europa dica immediatamente una parola e prenda una decisione in termini di accoglienza e in termini di disponibilità finanziaria. Occorrono corridoi umanitari. Noi dobbiamo fare in modo che questi bambini non siano più costretti a partire per via di mare, mettendo a rischio le proprie vite. Occorrono più risorse da destinare al sistema dell’accoglienza per i minori stranieri immigrati senza familiari, non accompagnati. Il sistema di accoglienza per loro deve essere diffuso in tutta Europa. Non si può immaginare di lasciarli concentrati soltanto in alcune zone dell’Europa. Occorre una solidarietà straordinaria ed è il momento che l’Europa pronunci una parola. Il rapporto purtroppo dà poco spazio a questo punto.

Grazie.