IT16CR06

AS (2016) CR 06
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2016

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(Prima parte)

ATTI

Della sesta seduta

Mercoledì 27 gennaio 2016, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Michele NICOLETTI  (Italia, SOC / SOC)
(Doc. 13958 e 13937)

Grazie Presidente, grazie Signor Ministro.

 Esprimo il mio apprezzamento e la gratitudine ai colleghi Tiny KOX e Dirk Van der MAELEN per questi rapporti molto accurati e approfonditi che ci aiutano a comprendere il fenomeno che dobbiamo fronteggiare e ci indicano con molta chiarezza le piste di lavoro.

Mi riferisco in particolare alla condanna della violenza terrorista, che emerge molto chiaramente da questi documenti. Noi assieme ribadiamo qui che non esiste un ideale, per quanto bello sia, che possa giustificare la soppressione di vite inermi e le atrocità che abbiamo visto. La nostra strada rimane quella del dialogo, del consenso, della democrazia, del rispetto, della tolleranza, ma mai della violenza terrorista contro persone inermi.

La seconda distinzione, così importante, è quella che dobbiamo fare tra i terroristi e gli ideali a cui loro dicono di volersi riferire, rappresentati, in questo caso, dalla religione islamica, ma anche da altre belle idee che possono essere chiamate in causa. Più sono violente le azioni che noi commettiamo, più sono forti le ingiustizie, più abbiamo bisogno di ragioni nobili, talvolta, per giustificarle, ma dobbiamo tenere distinte le due cose.

Il terzo punto importante è che noi non dobbiamo dare al terrorismo il riconoscimento che pretende, quello cioè di essere un soggetto politico o addirittura uno Stato, benché Daesh pretenda di essere uno Stato, controlli dei territori, raccolga dei fondi e si occupi di una popolazione. Questo riconoscimento politico noi non lo dobbiamo concedere e per questo mi pare importante che anche nei confronti dell’utilizzo della parola “guerra”, che nel diritto internazionale vuol dire qualcosa di molto preciso, i rapporti siano molto chiari nell’escludere questa indicazione.

Il quarto punto è quello che è stato toccato più volte: il terrorismo vuole far cadere non solo le persone inermi ma anche lo stato di diritto e vuol far credere che anche il nostro stato di diritto è uno stato di violenza mascherata. A questo noi non dobbiamo cedere, il nostro stato di diritto non è una violenza mascherata ma è uno stato basato sul primato del diritto e sul consenso delle persone. Per questo mi sembrano molto opportuni i richiami al rispetto delle convenzioni internazionali, della giurisprudenza europea, e all’aiuto, anche, della Commissione di Venezia per tutte le modifiche che intendiamo introdurre.

E infine, il tema dell’educazione e della prevenzione. È un tema cruciale per questa battaglia che è una battaglia sulle idee.

Grazie

Manlio DI STEFANO (Italia, NR / NI)
(Doc. 13958 e 13937)

Grazie, Presidente e gentili Colleghi.

Io vorrei riportare la discussione al tema reale di questo incontro, di questo dibattito, che sono i foreign fighters e il modo di combattere realmente il terrorismo mantenendo centrali i diritti e i temi del Consiglio d’Europa. Orbene, io voglio darvi una notizia: siamo già oltre i limiti del Consiglio d’Europa. Ad esempio, io, per arrivare a Strasburgo ho passato i controlli all’aeroporto come se venissi da un altro continente. Cosa che non esisteva fino a prima degli attentati di Parigi. Ad esempio, e mi dispiace che sia andato via il Ministro Harlem DÉSIR, la Francia ha già annunciato che derogherà ad alcune norme del diritto internazionale per dare la caccia ai terroristi. E allora – ed è questo il motivo per cui mi spiace che sia andato via il Ministro – ma posso rivolgere la domanda anche a voi, gentili Colleghi. La mia domanda è: sapete a quanto ammonta lo scambio economico tra Francia ed Arabia Saudita? L’ultimo accordo è stato di dieci miliardi di euro. Sapete a quanto ammonta lo scambio economico dell’Italia, il mio paese, con l’Arabia Saudita? Negli ultimi cinque anni, nove miliardi di euro. Sapete quanto è lo scambio economico militare con Israele dell’Europa? Il più alto mai registrato nella storia.

Allora, secondo me, dobbiamo fare – tanto per cambiare – un passo in più rispetto alle solite ipocrisie politiche e dirci chiaramente che il terrorismo oggi è anche conseguenza delle nostre politiche economiche e della nostra politica estera. E allora, come dicevo poc’anzi, sul dibattito sull’immigrazione, scopriremo che se oggi l’instabilità esiste, è dovuta a noi, è dovuta alle nostre politiche di politica estera.

E allora vi faccio degli esempi concreti, perché dobbiamo iniziare a parlare di soluzioni. Noi, con il Movimento 5 Stelle, nel nostro paese abbiamo presentato per esempio una mozione contro i foreign fighters. Questa mozione, però, richiede alcune cose tra cui una reale politica europea che oggi manca. Ad esempio, quello che viene chiamato Passenger Name Record, ossia questo codice identificativo di tutti i passeggeri che transitano sul territorio europeo, e che non si riesce a mettere in piedi per non so quale motivo. Oppure investire sull’intelligence e sull’Interpol. Oggi, l’intelligence dei paesi europei non riesce a comunicare tra un paese e l’altro per questioni di sicurezza nazionale legate probabilmente ancora alla guerra fredda: fatela passare, quest’ansia, perché quest’oggi abbiamo un’altra guerra.

Dobbiamo lavorare realmente sui fondi che alimentano l’ISIS. Allora si potrebbe creare un blocco, un congelamento dei fondi degli individui o degli Stati che finanziano direttamente o indirettamente l’ISIS, perché questi soldi arrivano lì e sappiamo oggi da chi arrivano: Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e altri Emirati. E allora dobbiamo puntare anche sull’integrazione: significa che un cittadino che sta sul nostro territorio – ed è il caso dei foreign fighters – deve realmente sentirsi cittadino europeo. Per farlo, bisogna eliminare i ghetti dove li mettiamo, come le banlieue parigine, e tante altre, e puntare davvero sull’integrazione. Altrimenti non risolveremo mai il problema.

Grazie.

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 13962)

Spettabili Colleghi,

La Repubblica di Moldavia è un paese con una democrazia ancora giovane, che ha ottenuto risultati significativi negli ultimi anni sul percorso europeo. Ma la costanza nel proseguire le riforme è stata, non poche volte, impedita da una serie di sfide interne.

L’inizio del procedimento di contestazione delle credenziali della delegazione della Repubblica Moldova può rappresentare un precedente pericoloso per le delegazioni degli altri Stati che, per vari motivi, non riusciranno a presentare una delegazione completa. Mi rivolgo ai membri dell’Assemblea che intendono esprimere il loro voto in favore alla contestazione dei pieni poteri della delegazione moldava e chiedo loro di agire con obiettività e responsabilità.

Noi vogliamo esprimere pienamente il nostro sostegno all’assicurazione del diritto di voto e della partecipazione attiva dei membri della delegazione della Repubblica Moldova ai dibattitti dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

Gli argomenti presentati dalla delegazione moldava dimostrano che la situazione attuale, cioè la composizione così com’è stata trasmessa all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa per la ratifica, è una di natura puramente tecnica e non rappresenta in nessun caso un conflitto politico.

Perciò rivolgo un appello ai colleghi presenti nell’emiciclo affinché votino la ratifica dei pieni poteri della delegazione della Repubblica Moldava.

Grazie.