IT16CR07      

AS (2016) CR 07
Versione provvisoria

 

SESSIONE ORDINARIA 2016

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(Prima parte)

ATTI

Della settima seduta

Giovedì 28 gennaio 2016, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Discorso di Lorella STEFANELLI, Capitano reggente di San Marino

Signor Presidente, Signor Segretario Generale, onorevoli Parlamentari, Eccellenze, Signori e Signori.

La Reggenza anzitutto desidera porgere il proprio saluto e formulare l’augurio di un buon lavoro al nuovo Presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa eletto pochi giorni fa. La Reggenza è particolarmente lieta e onorata di trovarsi oggi in visita ufficiale all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, organismo che incarna la più antica istituzione parlamentare europea, e di potere prendere la parola avanti ad essa.

Di fatto, quasi tutta l’Europa è qui presente con i suoi rappresentanti, le sue espressioni culturali e linguistiche a testimonianza della variegata vivacità di questo nostro continente. È nostro preciso desiderio poter rendere omaggio a questa importante istituzione europea cui aderiamo da oltre e più ventisette anni, e poter direttamente riaffermare la piena condivisione e l’attiva partecipazione della Repubblica di San Marino ai percorsi decisionali che sottendono l’incessante azione di democratizzazione degli Stati europei.

La millenaria tradizione democratica, vanto della nostra Repubblica, che fonda le proprie radici nella storia e civiltà romana e in quella dell’autonomia dell’epoca comunale e ancor oggi incarnata dalle istituzioni che rappresentiamo, ci consente di essere annoverati a pieno titolo nella grande famiglia europea che si batte sui principi della legalità, dello stato di diritto, della difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali dell’uomo, determinando un fattivo e appassionato contributo a questo autorevole consesso.

La Reggenza desidera altresì ribadire l’alto valore della Corte europea dei diritti dell’uomo che rappresenta il più solido baluardo di promozione e difesa dei diritti e delle libertà fondamentali. La corte, unitamente alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, costituiscono un sistema di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali che non ha uguali in altri continenti quanto ad efficacia e forza morale. A tale riguardo è emblematico sottolineare come l’ordinamento sanmarinese abbia recepito l’unicità dello strumento della Convenzione, elevandola a fonte gerarchicamente sovraordinata, facendo sì che nel concreto, tutte le leggi, gli atti aventi forza di legge e contenuto normativo, nonché le norme consuetudinarie aventi forza di legge, debbano conformarsi ai principi in essa contenuti, pena la loro incostituzionalità.

In questa occasione desideriamo altresì confermare l’alto valore di tutti gli altri organismi del Consiglio d’Europa, i cui rappresentanti periodicamente sono nella nostra Repubblica e con le proprie raccomandazioni e i propri suggerimenti costituiscono uno stimolo prezioso al miglioramento e all’adeguamento della nostra normativa. Tra questi, ci preme in particolare ricordare il Greco. Il suo presidente, Marin Mrčela, che è stato oratore ufficiale della Repubblica lo scorso 1° ottobre, in occasione del nostro insediamento quali capi di Stato, ha nel suo discorso evidenziato gli enormi passi in avanti compiuti dalla nostra Repubblica per contrastare sempre più efficacemente la corruzione. Un riconoscimento autorevole è che costituisce un ulteriore stimolo e uno sprone a proseguire il nostro impegno in tale ambito e a tenere alta l’attenzione.

È inoltre motivo di grande onore essere qui oggi, in questa prima sessione del 2016, in concomitanza con il deposito da parte del nostro Stato dello strumento di ratifica della Convenzione di Istanbul. Con il deposito di questo strumento San Marino testimonia la scelta decisa ed effettiva di considerare la violenza sulle donne un’odiosa e incivile violazione dell’integrità personale e una profonda ferita per l’intera umanità, combattendola con tutte le armi del diritto e senza remora alcuna. I recenti tristi episodi di Colonia testimoniano come la guardia debba essere sempre alta di fronte a questa piaga sociale aberrante, e come non debbano esserci riserve o omertà nella denuncia, anche quando fatti del genere avvengono in realtà statuali in cui vi sono predominanti soggetti politici, paladini dell’integrazione di culture diverse.

Onorevoli parlamentari, i tempi odierni mettono a dura prova i diritti fondamentali dell’uomo e di conseguenza le nostre società democratiche si trovano a dovere affrontare grandi e impegnative sfide e riaffermazioni quali il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti tra Stati tramite l’arma del dialogo, il saper rispondere in maniera adeguata al fenomeno delle grandi migrazioni di massa, il saper rispondere con politiche adeguate al pericolo di sfiducia nelle istituzioni democratiche, derivante da una non piena capacità dei governi nazionali e sovranazionali nel dare risposte immediate ed efficaci al dramma delle nuove e delle antiche povertà, e della disoccupazione, soprattutto giovanile. La crisi economica può portare infatti con sé la crisi delle democrazie.

L’attuale situazione, che direttamente o indirettamente coinvolge l’intero vecchio continente, è caratterizzata oggi da turbamenti e criticità emergenti che meritano considerazioni e riflessioni profonde sul piano politico, poiché capaci di minare i valori dati per acquisiti, delle nostre società. Non è pleonastico poter affermare che oggi, dinanzi alle importanti sfide che l’Europa sta affrontando in questo secolo, in questi edifici che rappresentano le indubbie dimore della democrazia paneuropea, la Reggenza senta un vincolo di appartenenza forte e ancorato alle comuni radici identitarie che nel dialogo democratico permanente promosso da questa Assemblea, trovano nuova linfa e una fonte peculiare di dibattito, di riflessione, di condivisione.

A tale riguardo, con la preoccupazione dettata dall’escalation di aggressioni alle libertà, risulta imperativa una lotta senza precedenti conto l’estremismo e la radicalizzazione che portano al terrorismo. Ciò attualmente rappresenta la massima priorità di questa organizzazione. Trattandosi di fenomeni in palese negazione dei valori fondamentali sui quali si fondano le società europee dei diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto. Ogni democrazia evoluta valuta la strumentalità con la quale oggi si invoca il pretesto della religione per combattere lotte insensate e per raggiungere obiettivi di natura prettamente politica. Gli attentati terroristici che hanno minato di recente le regole della convivenza tra i popoli, alimentando un odio senza pari, non sono altro che un insulto a ogni forma di spiritualità e di umanità e non trovano giustificazione alcuna nelle differenti religioni, ideologie o filosofie di vita. Nel ricordare i barbari attentati che lo scorso anno hanno colpito le società di Parigi e Tunisi e, recentemente, anche il Pakistan, rinnoviamo il nostro cordoglio alle famiglie delle tante vittime innocenti e agli Stati oggetto di tanta crudeltà.

Ci troviamo dinanzi ad uno scenario agghiacciante e controverso che oggi chiede con forza al Consiglio d’Europa di rilanciare senza esitazioni e con fermezza l’adozione di misure efficaci per lo sviluppo di una coscienza collettiva di effettivo recupero dei valori del diritto e di rispetto della persona umana.

Il monito forte e perentorio che la Reggenza anche a Strasburgo vuole esprimere dinanzi ad un’emergenza senza precedenti che non escluda alcun Stato, piccolo o grande che sia, e che richiama ad un intervento corale e concertato per un’azione coordinata, è rivolto a propugnare la necessità di usare le nostre armi: la forza del diritto, l’educazione e la cultura dei popoli, le uniche e legittime armi a disposizione dei paesi che si riconoscono nei valori propri del Consiglio d’Europa in difesa dall’estremismo e dalla radicalizzazione.

Siamo altrettanto convinti che soltanto attraverso la promozione e il perseguimento di una vera cultura di pace e di rispetto dell’altro si potrà fronteggiare efficacemente quella nefasta cultura di morte e di violenza edificata sull’odio e sull’intolleranza fra i popoli. Un rispetto dell’altro che tuttavia deve trovare le proprie radici profonde nella piena consapevolezza di sé e dei propri valori di tradizione e cultura.

Nel maggio 2015 il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa a Bruxelles ha adottato all’unanimità un piano d’azione contro l’estremismo e la radicalizzazione che inducono al terrorismo, coronando così gli sforzi a tal riguardo compiuti dall’Assemblea parlamentare e dal Segretario Generale. Dalla pregnante decisione adottata a seguito degli attentati di Parigi del gennaio 2015, sono scaturite concrete proposte, quali lo sviluppo in chiave antiterroristica degli incontri annuali del Consiglio d’Europa sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale che dal 2008 rappresentano il forum privilegiato di confronto e di dialogo sulle questioni legate alle fedi religiose in Europa. A Sarajevo, luogo simbolo del dialogo interreligioso e interetnico e sede del più recente ottavo incontro, è stata tra l’altro rievocata la raccomandazione 2080, adottata il 30 settembre 2015 da questa Assemblea Parlamentare sul tema “Libertà di religione e vivere insieme in una società democratica”.

È questo solo un esempio di come questa Assemblea, la nostra assemblea, sia concretamente impegnata nella difesa del dialogo e di una pace duratura e sostenibile. Non va dimenticato, bensì rievocato con forza, lo storico intervento che Sua Santità Papa Francesco ha pronunciato proprio in questo emiciclo il 25 novembre 2014. Il Santo Padre ha parlato di Europa dialogante, che fa sì che la trasversalità di opinioni e di riflessioni sia al servizio dei popoli armonicamente uniti. Questa Assemblea parlamentare in più occasioni ha fermamente condannato la violenza terroristica e ha sottolineato la necessità di opporvisi, sempre nel rispetto dei diritti umani e dei valori democratici.

È indubbio che il Consiglio d’Europa sia tenuto a continuare a fare fronte alla situazione attuale, nella quale il problema del terrorismo è tutt’altro che risolto. Ed è altrettanto indubbio che tutte le forze democratiche abbiano il dovere di opporsi alla radicalizzazione e all’odio che alimentano il terrorismo e l’estremismo violento. Nella convinzione che sia necessario rafforzare l’impegno in tal senso, anche tramite iniziative sempre più efficaci di sensibilizzazione contro il razzismo, l’odio, l’intolleranza, la Reggenza pertanto si compiace e non ha esitato ad appoggiare e promuovere in Repubblica la campagna “No odio”, nata ad inizio dello scorso anno da un’alleanza di parlamentari di tutti gli Stati del Consiglio d’Europa. È pertanto necessario mettere mano alla costruzione di società e democrazie inclusive, che attribuiscano ampio spazio al dialogo interculturale e interreligioso.

Discorso di Nicola RENZI, Capitano reggente di San Marino

Il riferimento del Santo Padre ai popoli che si affacciano sul continente deve far riflettere anche sulla complessità dei fenomeni migratori e sulle necessarie considerazioni di carattere umanitario. Le condizioni dei profughi e dei rifugiati testimoniano l’inscindibile interconnessione del nostro continente con le realtà vicine, soprattutto nordafricane e orientali.

L’Europa si trova oggi a dover gestire fenomeni che portano con sé il dramma di una migrazione incontrollata, di un esodo massiccio, frutto di sconvolgimenti pesanti in aree già di per sé dominate da squilibri negli assetti politici e sociali e che ora sono costrette a subire devastazioni e lotte armate irragionevoli promosse da sedicenti stati del terrore autoproclamatisi.

La Repubblica di San Marino non vuol essere attore passivo dinnanzi a una tragedia umanitaria in crescita esponenziale che fatica ad essere arginata, e con la forza del suo diritto e dell’adesione alle norme del diritto internazionale e umanitario intende svolgere un ruolo di denuncia e di mediazione, come già fatto attraverso l’adozione di propri atti di indirizzo e di dichiarazioni emanati dal parlamento nazionale che richiamano la necessità di una risposta coordinata e globale, che non lasci soli quei paesi che, in prima linea, sono i destinatari immediati di coloro che fuggono dalla disperazione e dalla guerra.

È con orgoglio e fierezza che ricordiamo la nostra tradizionale ospitalità durante il secondo conflitto mondiale, allorquando il nostro Stato, nonostante le difficoltà e le esigue sue dimensioni, seppe offrire rifugio ad oltre centomila sfollati dai territori circostanti in guerra ed assicurare una sicura salvezza anche a numerosi ebrei che vi avevano cercato riparo. La Repubblica di San Marino ha altresì tempestivamente accolto l’invito a versare un contributo volontario al fondo per i profughi e i rifugiati istituito in seno alla Banca del Consiglio d’Europa dedicato al finanziamento dei numerosi progetti di assistenza in favore delle vittime. Contemporaneamente ha lanciato diverse iniziative di solidarietà, soprattutto verso i minori siriani.

La reggenza, in questa sede e in questa solenne occasione è orgogliosa di richiamare con viva e profonda soddisfazione il percorso più recente che ha consentito alla Repubblica di San Marino di essere a pieno titolo Stato membro della Convenzione di Istanbul, nell’assunto che frapporsi e adottare ogni misura necessaria per combattere il triste fenomeno della violenza contro le donne sia un forte indicatore di civiltà. Ci piace rammentare che la campagna europea contro questa piaga sociale, compresa la violenza domestica, lanciata a Madrid il 27 novembre 2006 sotto la presidenza sanmarinese del Comitato dei Ministri, promosse un’applicazione concreta di una parte fondamentale del piano d’azione adottato dal terzo vertice dei capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa, tenutosi a Varsavia nel maggio 2005. Il lancio della campagna europea determinò un impegno sensibile da parte degli Stati membri che aderirono con proprie iniziative di sensibilizzazione a livello nazionale.

San Marino lanciò la propria campagna il 29 novembre 2006 per conferire ulteriore impulso al tradizionale impegno di promozione e protezione dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. La Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, aperta alla firma a Istanbul l’11 maggio 2011 ed entrata in vigore il 1° agosto 2014, è intervenuta a colmare vuoti normativi e ad armonizzare le misure giuridiche esistenti in Europa in materia per abbattere un retaggio di discriminazioni di genere che ancora oggi impedisce l’affermazione di una cultura che attribuisce ad ogni essere umano il godimento pieni dei propri diritti fondamentali.

Il significato e il valore della Convenzione di Istanbul per San Marino sono evidenti e per tali ragioni siamo particolarmente lieti di poter ufficialmente confermare oggi, all’interno della sua sede naturale, la più recente ratifica del testo convenzionale avvenuta da parte della Repubblica proprio nella sessione parlamentare di questo mese con profonda e motivata nostra soddisfazione unita al personale coinvolgimento per questa battaglia di civiltà che non ha e non deve avere confini.

Del pari, anche le misure adottate e previste per la più ampia difesa dei diritti dell’infanzia ci trovano istituzionalmente e personalmente coinvolti nella volontà di offrire all’ordinamento giuridico e alla società sanmarinese tutti gli strumenti più efficaci per potenziare la sfera dei diritti ad essi afferenti e per difendere gli interessi di una categoria vulnerabile che va protetta senza riserve. Il nostro paese è stato uno dei primi a firmare e a consentire l’entrata in vigore della Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, un testo internazionale che cerca di combattere uno dei fenomeni più aberranti della nostra società e per il quale dobbiamo continuare a impegnarci a tutti i livelli nell’obiettivo di dover estirpare una violazione inumana di diritti fondamentali. Convinti che l’infanzia meriti sempre l’attenzione prioritaria dei governi, delle istituzioni sociali e delle famiglie e in generale una mobilitazione globale per fronteggiare tutte quelle condizioni che ne minano il pieno sviluppo, riteniamo che occorra ora più che mai difendere i bambini e proteggere la loro identità e integrità qualora essa sia oltraggiata, anche dalle attuali forme di migrazioni, in palese violazione dei loro diritti, come avvenuto nel caso della morte di venti bambini nelle acque dell’Egeo, per citare solo l’esempio più recente.

Un’ulteriore menzione in questo nostro intervento vogliamo riservare all’importanza e al valore indiscutibile della cultura, di quella cultura che, come ebbe a dire Giovanni Paolo II, rende l’uomo più uomo, chiave fondamentale per favorire il dialogo interculturale e rinsaldare i rapporti dei popoli e tra i popoli. In questo ambito, l’istruzione e tutte le istituzioni educative meritano un’attenzione particolare nel formare le nuove generazioni alla cultura della democrazia, del rispetto ed alla piena partecipazione alle istituzioni, alla vita politica e sociale del paese nel senso più alto del termine. Proprio la scuola può e deve essere il luogo privilegiato di formazione di una consapevolezza delle tradizioni e istituzioni democratiche, del confronto con l’altro, del rispetto della dignità dell’uomo e delle sue opere. Il propulsore, in definitiva, di una milizia civile che sappia formare al vero, al bene, al bello. Riaffermiamo quindi l’importanza di riconoscere a tutti i bambini il diritto di accedere all’istruzione, inteso quale diritto intangibile della persona umana.

Signor Presidente, la Reggenza le rinnova le proprie congratulazioni per la sua recentissima nomina al vertice dell’Assemblea parlamentare e le esprime fervidi voti augurali per l’esercizio delle sue alte funzioni. Allo stesso tempo, la Reggenza è particolarmente lieta dell’odierna occasione di visita per rinnovare l’auspicio di futuri successi in capo a questa storica e prestigiosa istituzione parlamentare. Successi pieni, che siano a coronamento delle alte e strategiche funzioni che l’Assemblea espleta a nome e in rappresentanza degli ottocento milioni di cittadini dei nostri quarantasette paesi membri e che in questa assise trovano una degna e autorevole rappresentanza, unita ad una profonda passione e ad un impegno politico di altissimo livello.

Al termine del nostro discorso, vogliamo unirci al cordoglio per tutte le famiglie delle vittime dell’olocausto e anche alle famiglie delle vittime di un altro eccidio che si è sviluppato in anni a noi più vicini, il massacro di Srebrenica, che è indubbiamente una delle pagine più oscure degli ultimi vent’anni di tutta l’Europa. La memoria storica di questi tragici fatti deve aiutare a non dimenticare e ad impegnarci tutti per difendere e operare per la pace dei popoli e delle nazioni.

Un saluto, infine, e un ringraziamento alla signora Anne BRASSEUR fino a pochi giorni fa presidente dell’Assemblea parlamentare, con gli auguri della quale consentiamo a che il 2016, dopo l’anno dell’indifferenza e quello della crisi, sia veramente l’anno della speranza e della solidarietà.

Grazie

Risposta di Lorella STEFANELLI alla domanda di Jean-Charles ALLAVENA (EPP/CD / PPE/DC)

Grazie per questa domanda. Ci dà l’occasione per riaffermare come il valore dei piccoli Stati in assemblee come questa nel Consiglio d’Europa esca rafforzato. È un’istituzione altamente democratica dove non contano il numero degli abitanti, i cittadini, l’estensione territoriale, ma conta la partecipazione che ogni Stato dà alla difesa e all’implementazione dei diritti umani. Quindi ritengo che il ruolo dei piccoli Stati possa addirittura essere valorizzato. Proprio perché i piccoli Stati non sono portatori in astratto di interessi economici di una certa importanza, di un certo rilievo, essi possono benissimo anche svolgere attività di mediazione rispetto ad altre realtà statuali. Quindi l’importanza di appartenere alla grande famiglia europea del Consiglio d’Europa ne esce addirittura rafforzata.

Risposta di Nicola RENZI alla domanda di Jean-Charles ALLAVENA (EPP/CD / PPE/DC)

Per completare la risposta alla sua domanda, della quale la ringraziamo molto perché è una questione in prima pagina negli interessi dei nostri paesi di piccole dimensioni e che noi riteniamo strategica. L’approccio con il quale tutta la popolazione della Repubblica di San Marino ha iniziato questo percorso di avvicinamento sempre più consistente all’Europa ha avuto vari stadi. Il primo stadio è stato quello, appunto, di una consapevolezza culturale e sociale di quello che fosse il significato di questa scelta. È seguita una maturazione di questa decisione e oggi sappiamo che stiamo affrontando questi negoziati con una determinazione, che è la determinazione fondamentale di trovare interessi profittevoli da entrambe le parti. Quindi, il sentimento con cui viviamo questa fase non è quello della paura o di una retroguardia ma quello di consapevolezza piena che, per vari aspetti, il nostro ruolo di piccoli Stati vada assolutamente riconosciuto come contributo fondamentale per l’Europa, ma anche la disponibilità da parte nostra di mettere in gioco alcune delle nostre peculiarità proprio per arrivare a una soluzione che possa essere profittevole per entrambi nel rispetto delle realtà statuali che rappresentiamo e anche sovranazionali.

Risposta di Nicola RENZI alla domanda di Silvia Eloisa BONET (SOC / SOC)

Anche questa domanda, che come lei diceva è simile a quella prima posta, credo dia pienamente contezza di quanto per noi paesi di piccole dimensioni sia fondamentale questa fase. La Repubblica di San Marino si è trovata ad affrontare, negli anni trascorsi, due crisi unite: quella internazionale, che abbiamo visto ha avuto degli effetti molto importanti su varie tipologie di economie e su vari paesi, e una crisi più strutturale e congiunturale, dovuta al cambiamento degli asset principali sui quali si basava l’economia della Repubblica. La scelta che San Marino ha fatto di cambiare questi asset è stata una scelta coraggiosa, importante, che noi rivendichiamo con forza. Oggi, dalla trattativa che stiamo svolgendo e da una sempre maggiore integrazione noi ci aspettiamo, viste anche le scelte coraggiose che abbiamo compiuto - e penso che possa essere così anche per altri paesi che si trovano nelle nostre condizioni - di poter intavolare questa trattativa nella maniera più proficua e nella quale abbiamo la piena consapevolezza da parte delle controparti che gli Stati di piccole dimensioni per potersi sostentare, per poter avere non obliterate le loro peculiarità, devono avere delle possibilità. In questo noi siamo assolutamente fermi e speranzosi che il negoziato possa avere un esito positivo per tutte le parti.

Risposta di Lorella STEFANELLI alla domanda di Silvia Eloisa BONET (SOC / SOC)

Rispondo alla seconda parte della sua domanda che riguarda il ruolo dei piccoli Stati in questa immane tragedia umanitaria. Cosa possono fare i piccoli Stati? Possono fare molto. Forse non molto in termini di accoglienza dei profughi, date le limitazioni territoriali, però molto per sensibilizzare il problema, molto anche per sensibilizzare i propri cittadini a ogni forma di accoglienza e soprattutto anche a quella solidarietà di aiuto, di sostentamento economico. La nostra Repubblica ha un’estensione territoriale limitata, sono sessanta chilometri quadrati. Non abbiamo centri di accoglienza, ma abbiamo moltissime organizzazioni umanitarie che operano sul territorio e, naturalmente, cercano di aiutare il numero più alto possibile di profughi. Noi stessi abbiamo ritenuto di fare accorati appelli alla nostra popolazione in questo mandato reggenziale, quindi per il periodo del nostro mandato reggenziale, affinché si risponda proprio con generosità e anche con solidarietà umana, quindi cercando anche di poter accogliere presso le famiglie. E sono anche al vaglio degli interventi da parte dello Stato per queste famiglie che accolgono o sono in grado di accogliere al loro interno profughi, soprattutto bambini, in particolari siriani che fuggono dalle zone della guerra. Un’ultima cosa, sempre per rispondere al ruolo dei piccoli Stati, due anni fa è partita un’iniziativa dei piccoli Stati – anche dalla Repubblica di San Marino e poi sono state trovate moltissime convergenze – di raccolta per poter presentare una richiesta di raccomandazione all’Assemblea parlamentare per sollevare e affrontare il problema dell’immigrazione. Si tratta di un problema corale, globale che non può essere affrontato da uno o da pochi Stati che sono quelli in prima linea, che accolgono i rifugiati. Si faceva riferimento all’Italia, alla Grecia, a Cipro e ad altri. Ecco, queste sono le attività che anche un piccolo Stato può portare avanti: sensibilizzare, avere questo ruolo attivo anche nella grande tragedia umanitaria delle migrazioni di massa che sono il fenomeno di questi anni.

Risposta di Lorella STEFANELLI alla domanda di Anne BRASSEUR (ALDE / ADLE)

Grazie signora Anne BRASSEUR. Naturalmente anche le attività e i passi fatti qui al Consiglio d’Europa dalla Repubblica di San Marino testimoniano già il fatto che noi abbiamo aderito alla campagna “No odio” e non solo ma anche in Repubblica stiamo particolarmente sensibilizzando la nostra popolazione. Qual è il suggerimento? Sì, noi siamo l’antica terra della libertà e vedendo come le nostre libertà o come i nostri diritti fondamentali possano essere messi in pericolo in questi anni da questi fenomeni possiamo solamente dire che bisogna lavorare con le armi del diritto, ma soprattutto con tanto dialogo. Cercare tanto dialogo. Sensibilizzare e risolvere i problemi non certamente con l’uso delle armi. La nostra Repubblica è la terra della libertà e ha anche inserito nella nostra carta dei diritti il ripudio della guerra e invece la ricerca o l’utilizzo del diritto e del diritto internazionale come mezzo di risoluzione delle controversie fra Stati. Questo è il consiglio e sono anche le azioni che la nostra Repubblica in tutti i consessi internazionali porta avanti. Quindi incoraggiare il dialogo, un dialogo che deve essere anche interreligioso e interculturale, e soprattutto ripudiare la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti.

Risposta di Nicola RENZI alla domanda di Mark PRITCHARD (EC / CE)

Grazie anche per questa domanda perché ci permette di ricordare, ancora una volta, i grandi passi avanti che sono stati compiuti dalla nostra Repubblica in questo campo, che è un campo molto delicato, ma sul quale noi, a partire dal 2008/2009 e anche da prima, abbiamo preso la strada chiara della trasparenza e cioè quella di essere annoverati a pieno titolo, anche da tutti gli organismi internazionali, come assolutamente conformi alle normative internazionali in merito a questa tematica. Lei ricordava varie realtà e noi siamo convinti che queste tematiche, che ne portano con sé altre come la lotta alla corruzione, la lotta alle strutture che possono essere aspetti collaterali di aspetti finanziari più grandi, siano una priorità per noi. Lo abbiamo già dimostrato. Voglio ribadire anche che questa strada ha dei costi per tutti i paesi che l’hanno intrapresa e questi costi non devono assolutamente mai scoraggiare non solo le classi dirigenti, ma anche le popolazioni e le cittadinanze e farle arretrare su questi temi che sono così fondamentali. Motivo per cui, queste tematiche bisogna poi riuscire a incardinarle in un quadro di riferimento che sia anche più complessivo e che valuti anche ulteriori aspetti.

Risposta di Lorella STEFANELLI alla domanda di Tiny KOX (UEL / GUE)

Mi sentirei di risponderle “perché no?”. Anzi, penso che sia un invito da accogliere veramente con entusiasmo quello di tenere in Repubblica un quarto vertice. Quindi ci faremo portavoce presso il governo della Repubblica, tra l’altro qui anche oggi rappresentato in misura considerevole. La ringrazio per questa domanda perché consente anche di potere rispondere adeguatamente a quella di prima: il ruolo dei piccoli Stati. Questa nostra attività tenuta pochi anni addietro è servita a qualcosa e non va lasciata cadere. Quindi i rapporti fra Consiglio d’Europa e Unione europea devono essere rapporti che occorre rinsaldare proprio perché sono due grandi realtà che ben fanno al continente europeo sia per quello che riguarda l’aspetto più economico sia per quello riguarda l’aspetto dei diritti umani. Ma i due temi sono molto intrinsecati o comunque sono oggetto uno dell’altro, perché i diritti umani, anche nelle società economicamente più evolute, devono essere assolutamente rispettati e c’è anche il pericolo che per diritti o per principi di economia possano essere dimenticati o non completamente praticati.

Risposta di Nicola RENZI alla domanda di Egidijus VAREIKIS (EPP/CD / PPE/DC)

Grazie anche per questa domanda perché rivolge direttamente a noi l’onere di testimoniare quello che vogliamo essere all’interno del consesso internazionale. Noi siamo convinti da sempre che la sovranità che noi manifestiamo e che noi concretizziamo sia una cosa che vada guadagnata costantemente ogni giorno. E su questo vogliamo fare una battaglia fiera, ferma e convinta. Già dalle risposte precedenti sono venuti fuori tantissimi spunti che rinnovano l’importanza dei micro Stati, e in questo della Repubblica di San Marino, all’interno di consessi internazionali come questi. Abbiamo fatto l’esempio delle migrazioni prima. Vogliamo ricordare con forza che la nostra storia è una storia – abbiamo cercato di renderlo noto anche nel nostro discorso – di emigrazione e di immigrazione. Parte della nostra popolazione nel dopoguerra è dovuta emigrare alla ricerca di nuove opportunità, tanto che oggi la popolazione cittadina è per metà residente e per metà non residente all’interno del territorio (sono dati grossolani). E parimenti abbiamo ospitato dei fenomeni migratori forti durante il secondo conflitto mondiale, quando nel nostro territorio neutrale hanno trovato scampo molti perseguitati e molte persone che fuggivano dalla guerra e dalla gravità di questo fenomeno. Noi da tempo ospitiamo nel nostro Stato un museo dedicato alla emigrazione, che ripercorre la nostra storia e che è un valido apporto ed un esempio per quello che questi fenomeni hanno significato, non solo per la nostra realtà statuale. In definitiva ho cercato di fare solamente un esempio per rispondere in maniera esaustiva. Noi ci aspettiamo di essere conosciuti, di essere riconosciuti per il grande valore di civiltà, di memoria storica che noi possiamo portare proprio perché in questo si possono trovare le radici per le risoluzioni di tanti problemi che sono ancora attuali e che noi vediamo sempre più presenti. In questo senso, il nostro apporto non verrà mai meno.

Risposta di Nicola RENZI alla domanda di Rainer GOPP (ALDE / ADLE)

Grazie anche per questa domanda perché come ho cercato di spiegare prima - e quindi mi dà anche l’opportunità di ribadirlo - è chiaro che queste decisioni che con fermezza e con coraggio e che non riteniamo reversibili abbiamo voluto intraprendere hanno avuto un impatto consistente sui bilanci dello Stato. E qui si annida la constatazione, più che la preoccupazione, che ho cercato prima di esprimere e cioè che questa scelta debba rimanere assolutamente irreversibile, e per fare questo noi dobbiamo avere la forza di spiegare alla nostra cittadinanza, alla nostra popolazione, cosa questa scelta abbia comportato e quali possono essere le contropartite e i possibili nuovi sviluppi per la nostra economia. Quindi, e forse in questo modo rispondo anche alla domanda che ha preceduto, è chiaro che noi ci aspettiamo una audience in questo senso, proprio perché siamo convinti che una internazionalizzazione secondo le regole della trasparenza possa dare delle nuove possibilità di impulso alla nostra economia, così come la possibilità di attrarre investimenti esteri importanti per le nostre peculiarità di sistema paese, ovviamente secondo le regole della trasparenza e tutte le regole degli organismi internazionali e sovranazionali. Questa è stata una scelta che ha comportato degli sforzi e dei sacrifici consistenti per la nostra popolazione ma è una scelta che ribadiamo e stiamo lavorando per uscire da queste due crisi, una strutturale e una puntuale, che sono quella globale e quella di un cambiamento degli asset strategici del paese e certamente siamo anche consapevoli che fare questo non potrà essere una risposta immediata. Ma certo siamo convinti che debba essere una necessità primaria alla quale il nostro paese – e in questo aiutato anche dagli organismi nazionali e i singoli Stati – possa rispondere ancora appieno. Ho dimenticato qualcosa? Ecco, lo spazio economico. Questo si inserisce nel percorso del negoziato che ha avuto varie fasi e negli anni recenti il rapporto con il gruppo EFTA ha portato la formulazione di varie proposte possibili per la maggiore integrazione degli Stati. Anche noi stiamo, a livello di governo, approfondendo queste possibilità. Dei passi ulteriori sono stati fatti e noi dovremmo cercare di contemperare le nostre scelte privilegiate con quelle che sono state proposte sia dal gruppo EFTA che dagli altri organismi europei.