IT16CR13

AS (2016) CR 13
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2016

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(Seconda parte)

ATTI

Della tredicesima seduta

Marted́ 19 aprile 2016, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Adele GAMBARO (Italia, ADLE / ALDE)
(Doc. 14010, 14025 e 13992)

Grazie Presidente.

A nome del Gruppo ALDE tengo a congratularmi con i colleghi e la Signora FATALAYEVA e il Signor LEGENDRE, relatori di questi due provvedimenti molto attuali e importanti. Ho avuto l’opportunità, la scorsa settimana a Bruxelles, di parlare dei due rapporti nel mio intervento alla conferenza del Consiglio d’Europa con i ministri dell’Istruzione sul tema: “Garantire la democrazia attraverso l’istruzione”. Queste risoluzioni che ci apprestiamo a discutere, ci inducono a riflettere su un fenomeno davvero preoccupante ma che abbiamo il dovere di affrontare in tutta la sua crudeltà, senza infingimenti.

La dura attualità del terrorismo estremo degli ultimi mesi nelle nostre strade, nei nostri teatri, nelle nostre metropolitane e nei nostri aeroporti rappresenta una ferita troppo dolorosa per non parlarne in maniera propositiva e concreta. Oggi siamo qui riuniti per farlo, nel modo più fruttuoso possibile.

Molti report e ricostruzioni sulle modalità di reclutamento dei terroristi ci raccontano di bambini e adolescenti educati ed allevati nel vuoto della conoscenza e della cultura all’odio più feroce verso chi crede in altre religioni ed ha uno stile di vita diverso. E tutto ciò attraverso ordinari e facili canali di informazioni quali, ad esempio, Internet e i cattivi maestri dei quartieri abbandonati per troppi anni dal welfare degli Stati europei.

Abbiamo oggi anche un grande problema da affrontare che riguarda i giovani: l’arrivo di minori non accompagnati nelle nostre città. Solo nel mio paese, l’Italia, il loro numero è più che raddoppiato negli ultimi mesi. Per non citare anche la questione dei bambini soldato che ormai riguarda paesi a noi vicini e non solo più quelli situati in altri continenti. Dunque, il primo imprescindibile obiettivo che dobbiamo raggiungere, è quello di sollecitare gli Stati membri del Consiglio d’Europa ad andare a colmare questo vuoto attraverso dei programmi mirati di prevenzione culturale e di deradicalizzazione ideologica rivolti ai giovani. Gli adolescenti delle periferie degradate che vivono in contesti socioeconomici in difficoltà devono essere sollecitati a comprendere che la violenza, l’odio e la distruzione fisica del diverso da sé non possono costituire una soluzione al loro disagio, ai loro problemi sociali. Per farlo occorre coesione di intenti e una visione unitaria del problema. Una visione, che mi auguro, ci faccia affrontare il problema di cui si discute ponendo la cultura e la buona informazione scolastica al primo posto nella scala dei valori della prevenzione al terrorismo.

Il grosso piano di sensibilizzazione e di deradicalizzazione ideologica della cultura dell’odio nei giovani, obiettivo sensibile della propaganda dei terroristi, va effettuato sostanzialmente mediante la necessaria costruzione di una cultura della democrazia, dei valori dei diritti umani e sulla visione di una società pluralistica e tollerante verso la diversità. Questo processo, basato sul dialogo interculturale, deve avere come punto centrale un piano di istruzione scolastica che abbia come cardini i valori fondanti della democrazia e dei diritti inviolabili dell’uomo.

Milena SANTERINI (Italia, SOC / SOC)
(Doc. 14010, 14025 e 13992)

Grazie Presidente.

I comportamenti estremisti di alcuni giovani, sempre più diffusi in Europa, interrogano la politica e le istituzioni e in particolare la scuola. Scegliere comportamenti radicali non è un male in sé. Una fede convinta nei propri ideali non è in sé qualcosa di sbagliato. Ci lamentiamo sempre che i giovani non scelgono abbastanza. Ma tali comportamenti diventano un pericolo quando si trasformano in ideologie violente, distanti dalla realtà, dalla vita delle persone che diventano nemici o bersagli. Per questo, un’Europa poco convinta dei suoi valori non farebbe altro che aumentare il rischio che le nuove generazioni scelgano modelli eversivi.

Non serve alzare muri o invocare leggi più punitive o restrittive. Abbiamo già gli strumenti, permessi dalle società democratiche, per gestire i conflitti interni. La radicalizzazione dei giovani non è un fenomeno nuovo in Europa. Basta ricordare le bande armate che abbiamo avuto fino a pochi anni fa. Oggi, certamente, assistiamo a un fenomeno nuovo, cioè l’estremismo al servizio di una causa come quella di Daesh che vuole portare indietro la storia. Un’ideologia di sangue che combatte i valori che l’Europa ha costruito dopo la guerra e dopo la Shoah.

È stato detto che è un’ideologia nichilista e autodistruttiva. Tuttavia, affascina i giovani. Sono giovani male integrati, ma questa ideologia dà loro un ideale, perché sono ragazzi senza futuro, spesso senza identità. E così facendo, questa ideologia strumentalizza la religione.

Noi possiamo rispondere – e dobbiamo farlo – con la formazione, la prevenzione, il dialogo. Non sono strumenti deboli. Quando ci siamo limitati a punire, il carcere è stato la scuola migliore per i terroristi. Quando abbiamo umiliato e discriminato, si è creata una solidarietà negativa nei quartieri. L’islamofobia ha favorito la ribellione. Accanto al rigore degli strumenti penali dobbiamo quindi rafforzare la lotta all’odio in tutte le sue forme.

Io, come coordinatrice dell’Alleanza parlamentare contro l’intolleranza e il razzismo, dico che non abbiamo altra scelta che usare la forza delle istituzioni democratiche. Ma occorrono idee nuove, una contro narrazione online, l’appoggio alle campagne contro l’odio. Trovo molto giusto aver unito i due dibattiti, quello sul radicalismo e quello sulle competenze di cittadinanza, perché le competenze non sono solo conoscenze. Essere cittadini non è qualcosa che si impara sui libri, ma qualcosa che si vive. Ed è per questo che dobbiamo far vivere i giovani dentro la società e la scuola come in una comunità.

Solo un’Europa forte che resiste ai muri e alle barriere potrà far sentire tutti i suoi giovani come veri cittadini.

Paolo CORSINI (Italia, SOC / SOC)
(Doc. 14002)

Grazie Signora Presidente.

La relazione propone un bilancio realistico, di cui siamo grati al collega XUCLÀ, degli sviluppi in Palestina e dell’attuazione degli impegni assunti dal Consiglio nazionale nell’ottobre del 2011, quando gli è stato opportunamente riconosciuto lo status di partner per la democrazia presso l’Assemblea parlamentare. Non sfugge tuttavia che la relazione si rammarica del fatto che la situazione sul terreno, per quanto riguarda la riconciliazione con Gaza e i negoziati con Israele, non sia affatto migliorata. Ora, io non voglio entrare nel merito del dibattito sulla presenza di territori occupati o di territori contesi. Per quel che penso io, siamo in presenza di territori occupati e resto fermo nella convinzione che la prospettiva che va perseguita sia quella di due popoli e di due Stati democratici.

A questo proposito voglio ricordare la risoluzione che era stata presentata tempo fa in questa Assemblea dal collega MARCENARO. Una risoluzione che aveva definito un orizzonte di impegni, credo, largamente condivisibile. Voglio sottolineare tre criticità che mi pare restino sul tappeto e che altri colleghi già hanno sottolineato e richiamato. Innanzitutto, lo status delle donne e della violenza nei loro confronti; il tema della pena di morte; il rischio della mancanza di libertà di espressione e il fatto che nessuna elezione sia stata tenuta nell’ambito dell’Autorità palestinese dal 2006. E credo che sotto questo profilo, i palestinesi debbano lanciare una sfida a sé stessi, debbano raccogliere questa sfida e debbano orientarsi verso la piena realizzazione e il compimento della tutela, della promozione e della valorizzazione di diritti civili e umani.

C’è un secondo aspetto. Il rapporto tratta del Consiglio nazionale palestinese del quale Hamas non fa parte. Ebbene, elezioni in questo organo non hanno infatti mai avuto luogo e l’organo parlamentare dell’Autorità palestinese è il Consiglio legislativo palestinese che include membri di Hamas e che è inerte dal giugno 2007, quando Hamas ha preso il controllo della striscia di Gaza. Ora, entrambi gli organi all’interno dell’arena politica palestinese sembrano riluttanti a sostenere elezioni per il Consiglio legislativo palestinese e credo, invece, che questo sia un obiettivo del tutto rilevante che va appunto perseguito.

Infine, una piccola osservazione che ha sicuramente un valore simbolico. Forse non ha un valore pratico rilevante ma, simbolicamente, a mio avviso è estremamente espressiva per quanto attiene soprattutto alla necessità di affermare la prospettiva del rispetto, della tolleranza e del dialogo interreligioso. È la questione del Monte del Tempio. In generale, il rapporto accenna all’importanza del Monte del Tempio per le due religioni: l’ebraismo e l’islam. Ma sottolinea, giustamente, l’importanza per i musulmani. Ora, il rapporto cita all’articolo 21 che questo luogo è il terzo luogo più sacro per l’Islam. A me piace ricordare proprio nel segno di un rispetto profondo del valore dell’esperienza religiosa, che questo luogo è sacro anche, appunto, per la religione ebraica. E allora laddove si cita Al-Haram al-Sharif, credo che sarebbe opportuno aggiungere anche Monte del Tempio.