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AS (2016) CR 16
Addendum I

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2016

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(Seconda parte)

ATTI

Della sedicesima seduta

Giovedì 21 aprile 2016, ore 10.00

DISCORSI IN ITALIANO NON PRONUNCIATI

Tamara BLAZINA (Italia, SOC / SOC)

(Doc. 14011)

Signor Presidente, Onorevoli Colleghi.

L'argomento che stiamo affrontando non riguarda solo le donne, ma la credibilità stessa della democrazia. Solamente con la presenza paritaria delle donne in tutte le istituzioni e a tutti i livelli, che significa dare alle donne piena cittadinanza, si potrà parlare di una democrazia sostanziale e compiuta.

Il rapporto svolto dalla collega CENTEMERO contiene molti dati utili, analisi appropriate e una serie di proposte per migliorare l'attuale situazione. Esse dovranno essere declinate tenendo conto delle differenze che tutt'ora sussistono nei diversi Paesi del Consiglio, come si evince dal rapporto.

Le quote di genere, al centro di esso e già utilizzate in maniera diffusa in molti paesi, rappresentano senz'altro una misura efficace, uno strumento utile e nello stesso tempo transitorio per raggiungere l'obbiettivo dell'equilibrio di genere. Ma rimangono uno strumento monco se non accompagnate da un cambiamento di mentalità e da una radicale trasformazione culturale della società che deve partire dall'educazione, passare attraverso i media e soprattutto i partiti.

È necessaria un'azione forte a 360 gradi, capace di coinvolgere la politica, ma anche tutte le organizzazioni sociali. La presenza delle donne deve diventare paritaria soprattutto nei luoghi di decisione della politica, ma anche nell'economia, nella giustizia, nello sport e in tutti gli altri segmenti della vita organizzata. Solo così si potrà arrivare a imprimere un profondo cambiamento alle politiche e alle decisioni.

Sarebbe importante analizzare in quale misura la presenza delle donne nelle singole istituzioni riesca veramente a incidere sulle scelte e a fare emergere il punto di vista delle donne, visto che questa è la vera scommessa su cui bisogna puntare. In base all'esperienza italiana, che vede in questa legislatura il maggior numero di deputate in Parlamento, si registra una notevole differenza rispetto al passato. In questi tre anni abbiamo approvato tantissimi provvedimenti a favore delle donne e delle politiche paritarie, in tema di violenza contro le donne, di diritti nel lavoro, di leggi elettorali, di diritti civili. Nel prossimo futuro dobbiamo perciò porci l'obiettivo di portare la differenza femminile al potere decisionale, perché la sola rappresentanza non è sufficiente.

Si tratta di un processo lungo ma ineludibile che dovrà essere strettamente legato alla creazione delle condizioni più favorevoli alle donne. In questo contesto, le istituzioni europee devono fare di più, anche perché coinvolgere un maggiore numero di donne nel processo decisionale può contribuire a riconquistare fiducia nella politica e nelle istituzioni, rafforzando così la democrazia.

Giuseppe GALATI (Italia, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 14011)

Presidente, Relatori, Colleghi.

La questione oggi in argomento ci pone dinanzi a una sfida cruciale per l’evoluzione in senso democratico delle modalità di organizzazione sociale della civiltà europea.

I dati e le ultime rilevazioni statistiche, con particolare riferimento al Rapporto sull’indice dell’uguaglianza di genere elaborato dall’EIGE (Istituto europeo per l’eguaglianza di genere) su dati del 2015, ci dicono che molto lavoro c’è ancora davanti a noi per addivenire a una reale affermazione del principio di pari opportunità tra donne e uomini in termini di partecipazione democratica all’organizzazione politica, economica e sociale dei paesi che si identificano nei valori fondanti del Consiglio d’Europa.

Valori che consentono alle cittadine e ai cittadini europei di operare, agire e sviluppare la loro personalità partecipando attivamente alla vita amministrativa e contribuendo allo sviluppo economico e sociale di questa Europa, intesa sempre più, e specialmente oggi alla luce delle nuove minacce dell’integralismo e del terrorismo internazionale, quale “casa dei diritti umani” e culla dell’umanità.

Democrazia, partecipazione e tutela dei diritti umani, elementi che possono essere posti insieme in un’unica equazione, rispettando l’ipotesi di non contraddizione.

La persistenza, seppure in misura diversificata tra gli Stati membri, di barriere di accesso, ostacoli e infondati limiti alla partecipazione civile è essa stessa una frontiera da abbattere, ben sapendo che le discriminazioni basate sul genere sessuale pregiudicano pesantemente il rispetto dei principi fondativi europei e il conseguimento degli obiettivi strategici che l’Europa persegue, in tutte le sue sedi politiche e istituzionali e con tutti gli strumenti di cui oggi dispone, quali un maggior livello di occupazione e protezione sociale, la coesione economica e sociale, la solidarietà, il miglioramento della qualità della vita.

Ma l’affermazione del principio di pari opportunità passa necessariamente attraverso la strada delle riforme. L’Italia, che ancora oggi presenta inaccettabili dati negativi in termini di partecipazione delle donne alla vita politica e istituzionale, sta affrontando proprio in questo momento un processo storico di riforma istituzionale e revisione costituzionale, che non ha dimenticato di rimarcare espressamente, nella nuova formulazione dell’articolo 55 della Costituzione, la promozione delle pari opportunità e dell’equilibrio tra uomini e donne nella rappresentanza e nella composizione dell’organo parlamentare.

Una spinta riformatrice, quella in atto in Italia, che potrà certamente recepire, sostenere e incoraggiare le istanze che il Consiglio d’Europa oggi propone agli Stati membri, istanze che trovano pieno favore delle istituzioni qui rappresentate verso l’affermazione dell’eguaglianza di genere, considerata rilevante non solo in termini di giustizia e democrazia ma anche per la crescita economica dei paesi membri.

Grazie