IT16CR16

AS (2016) CR 16
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2016

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(Seconda parte)

ATTI

Della sedicesima seduta

Giovedì 21 aprile 2016, ore 10.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Elena CENTEMERO (Italia, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14011)

Care Colleghe e cari Colleghi.

La rappresentanza politica delle donne nei parlamenti e negli alti organismi elettivi è ancora molto bassa, anche in Europa, anche nel 2016. Lo scorso anno, quando la presentazione del mio rapporto era appena iniziata e il dibattito era molto partecipato, nelle discussioni in commissione è emersa l’idea di un’azione molto semplice: confrontare la percentuale delle donne elette in Parlamento e negli Stati membri del Consiglio d’Europa nel 2005 e nel 2015. Dal confronto sono emersi due dati: da un lato, la percentuale delle donne elette in Parlamento è aumentata. Dall’altro, questo aumento è stato molto limitato: si è passato dal 18 al 25%. Sembra chiaro che questi dati non sono soddisfacenti, anzi, non sono accettabili.

La Commissione di Venezia, nelle sue linee guida sulla regolamentazione dei partiti politici, evidenzia che lo scarso numero di donne nella vita politica rimane un elemento critico che mina il pieno funzionamento della democrazia. Il rapporto che discutiamo oggi ha voluto guardare al tema della rappresentanza e della partecipazione delle donne alla vita politica e istituzionale con un approccio globale, in una visione olistica e innovativa. Il Consiglio d’Europa è un organismo internazionale, che comprende 47 paesi, i cui livelli di partecipazione alla vita politica sono diversificati e proprio per questo ci deve essere uno sforzo comune per rendere possibile uno dei nostri pilastri fondamentali: la gender equality. Con gender equality – me lo ha insegnato il parlamento svedese – si intende la possibilità che donne e uomini partecipino in modo bilanciato e in modo equilibrato a modificare la vita politica, sociale e culturale del proprio paese.

Alla luce di questo rapporto dobbiamo chiederci quindi quanto tempo ci vorrà di questo passo per raggiungere una rappresentanza politica bilanciata di donne e uomini, e se senza questo bilanciamento e un’equilibrata rappresentanza di donne e uomini si possa veramente parlare di democrazia rappresentativa. La questione che ci siamo posti è quali siano gli strumenti più efficaci per incrementare la rappresentanza politica delle donne e, dunque, avere il bilanciamento di cui parliamo. Gli strumenti sono possibili e sono vari nei diversi paesi che ho incontrato e che ho visitato. Ci sono alcuni paesi in cui abbiamo delle quote obbligatorie nelle liste elettorali, ci sono paesi in cui è prevista la doppia preferenza di genere, ci sono paesi in cui sono i partiti che volontariamente inseriscono le quote.

Queste misure possono essere obbligatorie, persistenti o temporanee. Come molte altre donne impegnate in politica, per tanto tempo sono stata contraria al meccanismo delle quote: pensavo che questo potesse minare la credibilità delle donne in parlamento. Ma la mia esperienza personale in politica e, soprattutto, lo studio presso l’Università Statale di Milano sotto la guida della professoressa Marilisa d’Amico che ringrazio molto, mi ha permesso di guardare con strumenti tecnici e scientifici il tema della democrazia paritaria e tutti gli ostacoli che impediscono alle donne una piena partecipazione alla vita politica, una carriera. Ostacoli che si pongono anche nel mondo della professione e nel mondo del lavoro.

Ieri, una persona mi ha insegnato una cosa molto importante: che le donne devono lottare per raggiungere i ruoli decisionali, i luoghi in cui ci sono le decisioni, in modo che “emergano il loro valore, le loro capacità e i loro talenti”. Ci sono tanti fattori che contribuiscono a questo: i fattori politici, i fattori sociali, i fattori economici, i fattori culturali e soprattutto, i media. Ci sono molti ostacoli: in primis, la difficoltà di poter conciliare l’attività politica con la vita familiare. La differenza – lo voglio dire – la fanno soprattutto le costituzioni e le leggi elettorali. Stamattina abbiamo come ospite una donna, il Ministro Maria Elena Boschi, che è ministro del mio paese e che è stata la principale artefice della riforma costituzionale italiana che è stata approvata dal parlamento la settimana scorsa. Io stessa ho lavorato con impegno in prima persona a questo processo riformatore con uno sguardo attento all’equilibrio di genere, perché questo era il mio mandato dal Consiglio d’Europa.

Negli ultimi anni, in Italia, la rappresentanza politica femminile è migliorata notevolmente, soprattutto a livello locale, nelle amministrazioni comunali e in alcune amministrazioni regionali, grazie proprio al sistema delle quote. Attualmente, le donne in Parlamento sono il trenta percento. Non basta. La nuova legge elettorale approvata durante questa legislatura permetterà un aumento della presenza femminile in Parlamento, e anche nelle regioni: sono orgogliosa di aver contribuito a questo processo grazie alla mia attività in Consiglio d’Europa e nel Parlamento italiano. Ovviamente le misure dirette ad aumentare la rappresentanza politica delle donne hanno suscitato delle resistenze del mondo più tradizionalista, del mondo maschile, ma ce l’abbiamo fatta.

Ci sono tante donne di talento che meritano di poter partecipare alla vita politica e istituzionale. Le quote, di qualsiasi natura esse siano, servono a fare emergere proprio il loro merito, i loro talenti e le loro capacità. La risoluzione che oggi stiamo discutendo parla di quote elettorali di diversa natura: perché queste, appunto, sono necessarie in tanti paesi, sono utili e possono essere soprattutto efficaci. Sono efficaci, però, se sono applicate correttamente, se sono dotate di sanzioni stringenti e se determinano una soglia minima ambiziosa: inutile, in altre parole, aspettarsi dei cambiamenti rivoluzionari da una legge che introduce una quota riservata alle donne solo del venti per cento. L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, dove siamo oggi e dove stiamo trattando di un tema così importante per le nostre democrazie, ha sempre sostenuto l’utilità delle quote considerandole una misura utile che, però, dovrebbe essere di applicazione limitata nel tempo.

Io propongo in questo testo, nella mia risoluzione, un orizzonte ampio, una visione innovativa, una visione a 360 gradi, un orizzonte di lungo termine: una volta applicate queste quote, ottenuto il risultato che volevamo, certamente potrebbe essere una buona idea metterle da parte solo nel caso in cui, però, siamo sicuri, saremo sicure, di non perdere i passi e le conquiste avvenute. Per questo vi chiedo di sostenere questo progetto di risoluzione oggi, per far sì che il sistema delle quote venga implementato, qualunque esso sia, e per far sì che tante donne di talento possano contribuire alla vita sociale, economica e soprattutto istituzionale e politica del loro paese, in una equilibrata, e necessaria ormai, rappresentanza bilanciata tra donne e uomini all’interno dei parlamenti nazionali ma anche a livello locale.
Grazie.

Intervento di Maria Elena BOSCHI, Ministro italiano per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento
(Doc. 14011)

Grazie Signora Presidente,

Grazie alla Vice Segretaria Generale, alla Presidente Centemero e a tutti gli Onorevoli membri del Consiglio di Europa.

È per me un onore avere l’opportunità di parlare in una sede così prestigiosa nel cuore dell’Europa e, in qualche modo, nella casa dei diritti di tutti gli europei, che rappresenta ancora una luce, un faro, sia per le democrazie ormai consolidate di più antica storia, sia per le giovani democrazie del nostro continente. E mi fa particolarmente piacere parlare in questa sede, tra le tante riforme che il nostro paese ha affrontato e sta affrontando, in particolare delle riforme istituzionali e di come sono state delineate per favorire la partecipazione femminile e garantire l’equilibrio di genere nella rappresentanza democratica. E mi fa piacere farlo in questo anno, che ha un significato particolare per il nostro paese perché celebriamo i settant’anni dal primo voto alle donne in Italia e quindi dalla possibilità non soltanto di votare ma anche di essere elette nei nostri organismi democratici.

Il nostro paese ha affrontato, negli ultimi due anni, un processo di riforme strutturali importanti che hanno riguardato molti settori, dalla pubblica amministrazione, alla giustizia, al mercato del lavoro, alle misure di carattere fiscale. Ma il nostro paese ha soprattutto affrontano una profonda trasformazione della propria architettura istituzionale, cominciando dalla nostra Costituzione con una riforma che ha visto, dopo due anni di lavoro parlamentare, il voto definitivo in aula la scorsa settimana e che sarà sottoposta al referendum in autunno alla scelta definitiva da parte dei nostri cittadini. Una riforma costituzionale che ha voluto stabilire in modo espresso la necessità di garantire l’equilibrio di genere nella rappresentanza democratica nelle istituzioni del nostro paese. Quindi essendo la carta fondamentale che rappresenta la base di tutte le scelte legislative delle politiche del nostro paese, aver sancito questo principio ha avuto sicuramente un significato importante.

L’impegno del governo e del parlamento rispetto alle proposte legislative in quest’ultimo periodo è stato molto intenso e ha riguardato da un lato la disciplina dei partiti e dall’altro le varie leggi elettorali. Un impegno che il nostro governo ha fortemente voluto e che è anche plasticamente evidente dalla composizione che è stata inizialmente perfettamente paritaria tra uomini e donne all’interno del governo. Adesso, con le varie vicende politiche, è un po’ diminuita la presenza femminile ma restiamo il quarto governo in Europa per presenza di donne.

Sul tema del rinnovamento dei partiti, affrontando l’eliminazione del finanziamento pubblico diretto ai partiti, abbiamo previsto dei meccanismi di sanzione economica - riguardanti i contributi volontari dei cittadini ai partiti - laddove i singoli partiti non prevedano all’interno della propria organizzazione, dei propri statuti – perché nel nostro paese restano associazioni di diritto privato - la possibilità per le donne di partecipare attivamente alla vita del partito e non si trasformino, da un lato, in una destinazione di risorse proprio per politiche rivolte alla partecipazione femminile e, dall’altro, in candidature alle elezioni politiche e al Parlamento europeo in cui siano presenti almeno il 40% del genere meno rappresentato.

L’impegno ha poi riguardato la legge elettorale per la Camera dei Deputati. Per la prima volta, la legge elettorale per le politiche nel nostro paese prevede delle regole che incentivano la partecipazione delle donne. Ovviamente, non la possono garantire, perché è naturale che si debba basare sul consenso dei cittadini e sulla scelta dei cittadini, ma possono favorire la partecipazione delle donne, aumentando la proposta da parte dei partiti di candidature femminili, quindi ponendo un obbligo sia per la presentazione di candidati alternati di genere diverso nelle liste per ogni circoscrizione - che da noi corrisponde alla regione - sia attraverso l’obbligo che il 50% sia di sesso diverso, ma anche attraverso la preferenza di genere, ossia la possibilità di esprimere due preferenze e, nel caso si esprima una seconda preferenza, che questa debba essere per un candidato di genere diverso rispetto a quello della prima preferenza espressa, pena la nullità del secondo voto espresso. Al tempo stesso, poiché abbiamo un meccanismo misto che prevede anche dei capilista individuati e che vengono eletti automaticamente se il partito supera la soglia di accesso in Parlamento, queste candidature dei capilista non possono essere superiori al 60% per uno stesso genere.

L’impegno ha riguardato non soltanto la legge elettorale per le politiche, ma anche la legge che detta i principi e i criteri fondamentali a cui debbono poi adeguarsi le singole regioni del nostro paese nell’individuare le leggi elettorali per i Consigli regionali. Anche qui si è stabilito per la prima volta l’obbligo di garantire la rappresentanza di genere, ovviamente con meccanismi diversi perché diversi possono essere i sistemi elettorali scelti dalle singole regioni con i collegi uninominali, con le preferenze, con delle liste bloccate. In ogni caso, sono stati previsti dei meccanismi di chiusura.

L’impegno ha poi riguardato anche la presenza delle donne nelle giunte dei Consigli comunali. All’interno dei comuni con una popolazione superiore ai 3.000 abitanti le giunte devono essere composte per metà da uomini e per metà da donne. Una legge della precedente legislatura aveva già previsto norme antidiscriminatorie per la presenza delle donne nell’ambito dei consigli comunali. Quindi ciò rappresenta un’ulteriore evoluzione della legge della precedente legislatura.

C’è stato poi un impegno nel 2014, sempre con questo governo e con questa legislatura, sulla legge elettorale per il Parlamento europeo, prevedendo tre preferenze e una terza preferenza necessariamente di genere diverso rispetto alle due già espresse, sempre ai fini della validità dei voti espressi e anche delle norme antidiscriminatorie per la presentazione delle candidature e per la formazione delle liste, che diventerà ancora più efficace al prossimo mandato, alla prossima elezione, quando le preferenze dovranno essere necessariamente una di genere diverso dalle altre, pena la nullità di ben due preferenze su tre e la composizione delle liste al 50-50.

L’attività istituzionale ha quindi riguardato davvero tutti i sistemi elettorali, tutti i livelli di governo nel territorio, dal Parlamento europeo al Parlamento italiano, ai Consigli comunali.

Il lavoro è stato molto complesso. Io ringrazio anche l’Onorevole CENTEMERO perché effettivamente, in un Parlamento in cui le donne per fortuna sono molto rappresentate - perché sono oltre il 30% - ma che rimane a prevalenza maschile e con regolamenti parlamentari che prevedono il voto segreto su questi specifici aspetti – inutile dirvi la difficoltà di trovare il consenso in un parlamento con il 70% di uomini con il voto segreto -, la collaborazione che c’è stata anche con rappresentanti di partiti di opposizione, in particolare con l’Onorevole CENTEMERO, per trovare le condizioni per creare il consenso anche nell’ambito di alcuni partiti dell’opposizione è stata molto importante per poter ottenere questi risultati.

Lo dico perché la presenza femminile nelle nostre istituzioni e nei nostri organismi di rappresentanza non è un elemento secondario rispetto alle scelte che tali organismi possono poi fare concretamente. È ovvio che la presenza delle donne di per sé ha un valore perché si tratta di realizzare pienamente la democrazia. Stiamo parlando non di rivendicazione di una parte ma di piena attuazione della democrazia rappresentativa. Al tempo stesso noi sappiamo che avere una maggiore composizione femminile probabilmente porterà ad avere maggiori attenzioni nelle scelte dei parlamenti e dei governi su alcune politiche che possano favorire un’attenzione, ad esempio, sulla conciliazione dei tempi lavoro/vita privata, o favorire l’incremento di una parte del welfare che riguarda la parte femminile. Questa, almeno, è stata l’esperienza nel nostro paese con una presenza più elevata di donne all’interno del parlamento.

Ecco perché io credo che sia molto importante la scelta che verrà compiuta, ovviamente nel rispetto delle varie sensibilità che verranno portate quest’oggi, perché condivido che per un periodo di tempo limitato possa essere importante avere un incentivo alla partecipazione femminile. Io credo che sia una scelta molto delicata da assumere perché non riguarda solo l’elemento istituzionale democratico, ma su questo si basano probabilmente anche le scelte future sulle politiche in generale che adotteranno i nostri paesi.

Ed essendo un percorso complicato e lungo – nonostante, per fortuna, siamo in marcia -, è un percorso che necessariamente dobbiamo fare donne e uomini insieme. E per fortuna so che ci sono molti uomini particolarmente attenti e sensibili a questo tema e che cerano di lavorare insieme alle donne per raggiungere questi risultati e fortunatamente nel nostro paese ci siamo riusciti.

Grazie.

Elena CENTEMERO (Italia, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14011)

Grazie Presidente.

Voglio innanzitutto ringraziare tutti i colleghi che oggi sono intervenuti nel dibattito e che durante le commissioni hanno accompagnato la stesura di questo rapporto, contribuendo in modo attivo. Ciò vuol dire che questo argomento è un argomento che interessa tutti noi, il Consiglio di Europa, le singole nazioni. Ognuno di voi, nel dibattito di oggi, ha dato il quadro della situazione e della rappresentanza e partecipazione delle donne alla vita politica nei propri paesi. Voglio ringraziare in modo particolare il Ministro Boschi che ha voluto essere qui con la presenza e accompagnare l’adozione di questa risoluzione, mettendo in luce i progressi che il mio paese ha compiuto nel campo delle pari opportunità e del gender equality nel campo della politica. Di questo sono molto orgogliosa e ringrazio anche il segretariato che in tutto questo periodo mi ha seguita.

Per mettere in luce alcune delle osservazioni che sono state fatte da voi, il rapporto ha un grande elemento innovativo. È un rapporto che ha una visione a 360 gradi, un approccio olistico dove – e per questo potrà essere utile a ciascuno di voi e di noi – si mette in luce che la partecipazione delle donne e la rappresentanza delle donne nella vita politica deve essere innanzitutto una partecipazione bilanciata e armonica di donne e uomini alla vita politica. Questo è uno dei pilastri della gender equality strategy del Consiglio d’Europa 2014-2017. E mette in luce come questa equilibrata partecipazione richieda una serie di fattori. Fattori politici innanzitutto. Abbiamo sottolineato l’aspetto delle costituzioni e delle leggi elettorali. Ho molto apprezzato l’intervento sul ruolo dei partiti perché i partiti sono determinanti nella scelta delle candidature e quindi nella possibilità che donne e uomini partecipino in modo equilibrato alla vita politica. In seguito, i fattori sociali. Molti di voi li hanno sottolineati. In modo particolare, il tema della equa distribuzione dei compiti tra donne e uomini e soprattutto della conciliazione tra l’attività politica e istituzionale a tutti i livelli e la vita personale. Ci sono fattori economici. Molti di voi hanno sottolineato uno degli ostacoli maggiori che sono i finanziamenti per le donne per poter partecipare alla vita elettorale, alla vita politica e alle campagne elettorali. Ci sono anche i fattori culturali, cioè la formazione e la preparazione. Per questo, più che le sezioni all’interno dei partiti, sono fondamentali le associazioni non governative civili della società che permettono alle donne di formarsi ma soprattutto che consentono quella pressione sociale che ha favorito in alcuni casi la bilanciata partecipazione di donne e uomini alla vita politica. E poi, da ultimi, i media.

Ho inserito nel rapporto una serie di elementi che possono esservi utili. Innanzitutto, l’intervento al livello delle costituzioni e delle leggi elettorali. In seguito, le misure di accompagnamento, in primo luogo quelle che riguardano la conciliazione – che è fondamentale – e poi l’importanza della società civile.

Voglio dire una cosa importante. Noi dobbiamo avere, come è stato ricordato durante il dibattito, obiettivi ambiziosi, quelli di raggiungere una pari rappresentanza. Dobbiamo essere sempre vigilanti. Dobbiamo mettere in luce che il ruolo delle donne nella società è molto importante. Le donne non hanno bisogno della politica, è la politica, sono le istituzioni che hanno bisogno del contributo, del talento, delle capacità, della passione delle donne. Noi dobbiamo rendere possibile questo.

Il genere non è mai neutro. Si è parlato di neutralizzazione. Io non sono d’accordo. Il genere è basato sulla distinzione, sulla differenza tra maschile e femminile. Quando noi parliamo di non discriminazione, non intendiamo annullare le differenze, ma riconoscere, valorizzare e rispettare queste differenze. Le donne e gli uomini possono davvero poter contribuire se partecipano e sono rappresentati in modo bilanciato all’interno dell’attività politica ma anche della società, perché quando parlo di partecipazione bilanciata degli uomini e delle donne in politica non dimentico mai che questa deriva anche da una partecipazione bilanciata delle donne e degli uomini al mondo del lavoro, all’economia, alla società, al mondo della cultura.

Noi dobbiamo avere questo sguardo a 360 gradi e dobbiamo, attraverso la nostra azione concreta, attraverso il dibattito pubblico, favorire l’attuazione, l’efficacia di alcune delle misure che sono presenti nel mio rapporto, che ovviamente si devono adattare a ciascuno dei nostri paesi che hanno costituzioni diverse, culture diverse e vengono da storie diverse ma devono essere resi efficaci per promuovere un’equilibrata – questo è il nostro obiettivo che ci chiede il Consiglio di Europa – partecipazione e rappresentanza di donne e di uomini alla vita politica e alle nostre istituzioni. Grazie.

Lorella STEFANELLI (San Marino, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14011)

Grazie Signora Presidente.

Anzitutto desidero congratularmi con lei, Onorevole CENTEMERO, per l’eccellente relazione svolta. Ringrazio anche il Signor Ministro per averci portato qui il suo qualificato contributo. Siamo oggi chiamati a una valutazione di efficacia di tutti quegli strumenti raccomandati dalle norme internazionali per consentire una maggiore presenza delle donne in politica, più specialmente nei parlamenti e nei governi nazionali.

Indubbiamente, alcuni progressi sono stati compiuti, ma già il dato iniziale della sua relazione, Onorevole CENTEMERO, non lascia dubbi. Le donne sono ancora notevolmente sottorappresentate in politica, nella maggior parte degli Stati del Consiglio d’Europa. Dal rapporto emerge che su 47 paesi ben 27 hanno una rappresentanza femminile nei parlamenti nazionali inferiore al 25%. Fra questi devo purtroppo riconoscervi anche il mio paese, la Repubblica di San Marino, nonostante nel 2007 sia stata introdotta nella legge elettorale la regola per cui in ogni lista non possono essere rappresentati più di due terzi di candidati dello stesso genere, pena l’esclusione della lista stessa dalle elezioni e, ancora, nonostante il nostro sistema elettorale sia proporzionale con la possibilità di esprimere preferenze fino a un numero di tre.

Vengo un attimo sul problema delle quote rosa che sono lo strumento principale fra le misure attive per garantire una presenza equilibrata di genere. In linea di principio, non sono a favore di quote riservate alle donne. Valuto cosa migliore essere elette per la propria competenza, capacità e per la fiducia che si è in grado di esprimere nei cittadini. Tuttavia, è innegabile l’effettiva disuguaglianza o la diversa, se non maggiore, difficoltà che una donna incontra ancora nell’accedere a cariche politiche. Ritengo che per rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono l’effettiva parità, ossia l’uguaglianza sostanziale di genere, le quote non solo debbano essere previste come misura necessaria, anche se eccezionale di lungo termine o comunque limitata nel tempo, e solo per il loro scopo, ma anzi, ne vada incrementata la misura per raggiungere così il principio della parità di genere.

Gli uomini e le donne dovrebbero essere proporzionalmente rappresentati in politica. Accanto alle misure positive occorre anche incrementare le misure di accompagnamento e, fra le tante evidenziate nella relazione, reputo di straordinaria importanza favorire la creazione delle reti trasversali di parlamentari donne. Ma c’è un altro punto molto interessante del suo rapporto, Onorevole CENTEMERO, che vorrei evidenziare: ed è quello duale, o binôme. Non c’è dubbio alcuno che una piena attuazione del principio della parità di genere nella partecipazione e rappresentanza delle donne in politica dipende da un’evoluzione culturale di mentalità supportata da leggi e politiche adeguate. E non c’è dubbio, altresì, che sono i partiti i veri detentori del potere politico e dell’orientamento nella scelta dei loro rappresentanti. Se ciò è vero, dovrebbero essere i partiti per primi a dare l’esempio per diffondere una cultura paritaria di genere e magari, anche con la previsione, nei propri statuti, di una presenza duale o binôme e di un equilibrio di genere anche nella rappresentanza e nelle cariche di rappresentanza.

Concludo dicendo che l’armoniosa presenza di entrambi i generi in tutti gli ambiti della vita politica e istituzionale di un paese non può che essere positiva e favorire migliori ed equilibrate soluzioni ai problemi di tutti. Non sono le donne ad avere bisogno delle istituzioni, sono le istituzioni ad avere bisogno delle donne, o meglio, ad avere bisogno anche delle donne.

Grazie.

Elena CENTEMERO (Italia, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14011, Subemendamento orale 1 all’emendamento 8)

Grazie Presidente.

Il subemendamento orale serve semplicemente a rendere più chiaro perché sono essenziali: proprio perché favoriscono e aprono la strada. È una chiarificazione.

Elena CENTEMERO (Italia, PPE/DC / EPP/CD)
(Doc. 14011, Subemendamento orale 1 all’emendamento 10)

Grazie Presidente.

Abbiamo inserito “if possible” perché non in tutte le legislazioni, in tutte le costituzioni, è possibile una regolamentazione dei partiti.