IT16CR17

AS (2016) CR 17
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2016

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(Seconda parte)

ATTI

Della diciassettesima seduta

Giovedì 21 aprile 2016, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Augusto MICHELOTTI (San Marino, GUE / UEL)
(Doc. 14015)

Grazie Signor Presidente.

Innanzitutto vorrei congratularmi con la Signora KLEINBERGA per l’ottimo lavoro svolto che ci ha fatto comprendere in pieno la gravità e la serietà della situazione esistente in Ucraina.

Il Gruppo della Sinistra Unita Europea sostiene lo scambio di prigionieri e il rilascio degli ostaggi e di tutte le persone detenute illegalmente nell’ambito del conflitto in Ucraina che è una delle basi fondamentali dell’accordo di Minsk. La situazione è molto urgente perché, se la guerra non finisce definitivamente e le armi non lasciano spazio al dialogo, non potremo trovare una soluzione definitiva e pacifica per il conflitto e per la liberazione di tutti i prigionieri e gli ostaggi.

La situazione descritta nella relazione non riguarda solo le persone in ostaggio dai ribelli di entrambe le parti, ma anche le persone arrestate dalle autorità ucraine e che dovrebbero egualmente essere rilasciate. Per proteggere e garantire la libertà a tutti coloro che sono stati vittime del conflitto in atto, le richieste dovrebbero essere fatte ad entrambe le parti, inclusa l’Ucraina.

Abbiamo saputo che altri venti prigionieri sono stati rilasciati e che Nadia SAVTCHENKO è in attesa che si compia la trattativa per il suo rilascio con lo scambio di due prigionieri russi. Ma non dobbiamo, comunque, abbassare la guardia. Per cui il Consiglio d’Europa non deve chiedere, deve pretendere la liberazione di tutte le persone ancora detenute illegalmente, non solo prigionieri militari ma anche civili, che hanno avuto solo la colpa di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Amnesty International ha dichiarato che sono state commesse crudeli violazioni dei diritti umani, inclusi crimini di guerra da entrambe le parti in conflitto. Lo scambio di persone catturate durante il conflitto in Ucraina non dovrebbe farci dimenticare cosa è successo. Vogliamo chiedere ad entrambe le parti di fermare la violenza in atto. Quando tutte le convenzioni internazionali – anche quelle che regolano e riconoscono un’etica all’interno dei conflitti armati – vengono ignorate e disattese, vuol dire che la società civile sta perdendo l’ennesima battaglia. È per questo che dobbiamo reagire con forza, per impedire che la prepotenza non travalichi le regole democratiche che ci tengono uniti.

Grazie per l’attenzione.

Sergio DIVINA (Italia, NR / NI)
(Doc. 14031)

Grazie Presidente. Grazie Colleghi.

Innanzitutto ci troviamo in un’assemblea di parlamentari per cui siamo tutti rappresentanti di nazioni e rappresentanti di popoli e il nostro primo dovere nei confronti dei nostri elettori cittadini rappresentati è quello di garantire loro la sicurezza. Questo è il primo punto. Sappiamo anche che il primo rischio che sta attraversando il nostro tempo, il nostro momento, la prima minaccia è data dal terrorismo internazionale che minaccia, appunto, la sicurezza di tutti i nostri popoli.

Dopo l’11 settembre del 2001, insomma, è cambiato qualcosa. L’America ha chiamato la comunità internazionale tutt’attorno e siamo andati a cacciare il terrorismo: siamo andati in Afghanistan, quasi tutti i paesi che compongono questa assemblea hanno dei contingenti militari. Perché in Afghanistan? Perché lì si nascondevano, lì si organizzavano e lì si addestravano. Allora si chiamavano Al Qaeda. Ricordiamo che da quattrodici anni stiamo combattendo il terrorismo internazionale e siamo ancora lì. Stiamo per finire l’operazione.

Adesso, quei terroristi sono da altre parti, ma sappiamo dove sono: sono in Iraq, sono in Siria, però colpiscono ovunque. Hanno colpito in Francia, hanno colpito in Belgio e mi affianco a chi ha speso parole di cordoglio per tutte queste vittime. Hanno colpito in Turchia, in Tunisia, in Libia. Il pericolo vero è che si stanno espandendo, questo modello sta attecchendo nell’Asia dell’Est, in Libia, in Nigeria.

Ebbene, noi adesso, stiamo rischiando di commettere due gravi errori: il primo è di pensare di esportare modelli di democrazia in tutto il mondo, esportare democrazia anche in Siria destituendo Assad. Sarebbe il primo grande errore destabilizzare più di quanto è già destabilizzata quell’area. Abbiamo portato la democrazia nel Nordafrica, abbiamo destituito Ben Ali, Gheddafi, Mubarak, ma non abbiamo creato stabilità in quell’area. Abbiamo ottenuto esattamente l’opposto.

Il secondo grave errore che si sta continuamente perpetrando è quello di allontanare la Russia dalla Comunità internazionale. Abbiamo appena votato una risoluzione che va in questo senso. La Russia, che ha dimostrato di essere l’unica forza regionale in grado di combattere in modo efficace il terrorismo. Il collega belga, al quale va tutta la nostra solidarietà, ci ha esortati a emanare raccomandazioni in tutti i nostri 47 paesi. Va bene. Però in questo momento siamo convinti che basti la condanna? Che bastino minuti di silenzio? Commemorazioni? Marce pacifiche?

Io credo che come abbiamo risolto una parte delle grandi minacce del nostro mondo combattendo il terrorismo in Afghanistan, dovremmo continuare a combatterlo non a parole ma in altre maniere, e ridare sicurezza a tutti i nostri cittadini. Ma per fare questo dobbiamo anche rivedere, cari Colleghi, le nostre posizioni nei confronti del ruolo che dovrà avere la Russia in questo.

Grazie.