IT17CR01

AS (2017) CR 01
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2017

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(Prima parte)

ATTI

Della prima seduta

Luned́ 23 gennaio 2017, ore 11.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Michele NICOLETTI  (Italia, SOC / SOC)
(Doc. 14231 e 14235)

Grazie, Presidente.

Voglio innanzitutto congratularmi con Lei per la sua elezione e augurarLe buon lavoro e auguro a tutti i colleghi un buon anno di lavoro assieme in questo momento difficile. Ringrazio il Bureau per la fiducia che mi ha accordato nel conferirmi l’incarico di rapporteur per il progress report relativo alle attività svolte dallo scorso ottobre a oggi.

Nel rapporto che avete a disposizione sono analiticamente descritte le attività relative alle osservazioni elettorali, alla trasmissione delle diverse mozioni per risoluzioni alle commissioni di competenza. Per queste parti che nell’attività non hanno suscitato particolare discussione rimando al testo del rapporto. Mi soffermo invece, in questa mia introduzione, sulle questioni politicamente più significative che hanno interessato il lavoro dei nostri organismi.

In questi mesi, l’Assemblea parlamentare attraverso il suo Bureau, le commissioni e lo Standing Committee si è occupata più volte anzitutto della situazione in Turchia dopo il fallito colpo di stato e ha confermato la sua linea: forte solidarietà con il popolo turco che è vittima di continui attentati terroristici; una chiara condanna di ogni uso della violenza sia quando questa viene usata per sovvertire le istituzioni democratiche, sia quando questa viene usata per manifestare il proprio dissenso, o per negoziare equilibri politici più avanzati e, al tempo stesso, preoccupazione per la tutela dei diritti umani, per la difesa dello Stato di diritto e della democrazia che sono messi a dura prova non solo dagli attacchi terroristici, ma anche dalle misure di emergenza adottate che, a detta di diverse istituzioni del Consiglio d’Europa, dall’Alto Commissario alla Commissione di Venezia, sono apparse in più casi sproporzionate. Da cui le raccomandazioni, più volte emerse nelle discussioni, di ripristinare quanto prima la pienezza del rispetto dei diritti umani, in particolare il rispetto della libertà di opinione per giornalisti, educatori, intellettuali e giudici, evitando arresti di massa che inevitabilmente assumono caratteri di arbitrarietà.

In particolare il 24 novembre scorso il Bureau ha chiesto al Presidente della nostra Assemblea di scrivere al Presidente della grande Assemblea Nazionale turca per sottolineare la necessità di rispettare l’immunità dei membri del Parlamento, inclusa l’immunità dei membri della nostra Assemblea. Nella riunione del 16 dicembre il Bureau ha preso nota della richiesta del Monitoring Committee di tenere un dibattito di urgenza sul funzionamento delle istituzioni democratiche in Turchia. A questa richiesta si è aggiunta la Commissione politica che ha inviato in novembre una doc ad hoc sub-committee in Turchia e che ha presentato a dicembre, al Bureau, un memorandum in cui si formula la stessa proposta. A queste discussioni ha attivamente partecipato la delegazione turca che ha fatto sempre presente l’eccezionalità della situazione del paese sottoposta a costanti attacchi terroristici e ha manifestato una forte volontà di dialogo con la nostra Assemblea. Abbiamo appena assunto una decisione e noi ci auguriamo tuttavia che questo dialogo e questo rispetto dei principi fondamentali della nostra istituzione possa essere mantenuto anche nei mesi a venire.

Il secondo aspetto riguarda le questioni dibattute nello Standing Committee e in particolare la cosiddetta dichiarazione di Nicosia. Si tratta di una dichiarazione che ha un significato eminentemente politico in cui l’Assemblea esprime con forza la sua volontà di rafforzare la nostra istituzione come forum paneuropeo costituito da quarantasette paesi, non da quarantasei come più volte ha ricordato il Presidente dell’Assemblea. 

Le difficoltà e i conflitti che possono insorgere tra i Paesi membri non indeboliscono la ragione profonda della nostra organizzazione. Al contrario, c’è bisogno di un suo nuovo protagonismo di fronte alla debolezza di altre istituzioni europee come quelle dell’Unione europea, c’è bisogno non di meno Consiglio d’Europa ma di più Consiglio d’Europa, ossia di un terreno comune di diritti, legalità e democrazia e di una giurisdizione comune, quella rappresentata dalla Convenzione e dalla Corte europea dei diritti umani. La neutralità, la neutralizzazione delle questioni della difesa, che è chiaramente scritta nello Statuto della nostra istituzione, può diventare un elemento di forza in un momento in cui i Paesi membri sembrano perseguire disegni diversi sul piano della loro politica estera. Ma proprio questa neutralizzazione, se usata con intelligenza nel rispetto reciproco della sovranità dei diversi Stati, dai più piccoli ai più grandi, può significare che noi siamo in grado di costruire una comune cornice tra soggetti diversi ma al tempo stesso accomunati da principi come quello dei diritti umani e dello Stato di diritto della democrazia che vogliono difendere per i loro cittadini. La definizione di questa cornice ovviamente non è solo compito della nostra Assemblea. Serve un coinvolgimento dei Paesi membri al massimo livello e per questo è stata proposta e ribadita anche nella dichiarazione l’idea che venga convocato un summit dei quarantasette Paesi membri come in altri momenti della storia della nostra istituzione, perché i Paesi membri si ritrovino attorno a un tavolo e dicano in che modo vogliono che il Consiglio di Europa svolga la sua funzione fondamentale.

Dentro questa discussione la nostra Assemblea deve essere un protagonista forte, creativo e credibile. Ogni tentativo di screditare la nostra Assemblea con accuse relative a cattivi comportamenti deve essere respinta e per questo noi dobbiamo reagire con le parole e con i fatti condannando ogni episodio che possa in qualche modo offuscare la nostra credibilità e la nostra reputazione. Dobbiamo rafforzare i meccanismi interni di prevenzione e di controllo con le opportune riforme, ma soprattutto dobbiamo mandare un chiaro messaggio a tutti i cittadini dei nostri quarantasette Paesi: l’istituzione che custodisce la difesa dei diritti umani è un’istituzione forte, credibile, che non ha smarrito la propria vocazione ma che dentro questi tempi difficili la vuole rilanciare.

C’è naturalmente da registrare il fatto negativo della mancata presentazione da parte della Federazione Russa delle credenziali nonostante i molti sforzi che sono stati fatti e di cui va dato atto in particolare al Presidente Agramunt. Naturalmente esistono delle diversità di opinione ma in questi mesi gli organismi dell’Assemblea parlamentare – e questa dichiarazione lo conferma – si muovono in una forte volontà di dialogo saldo sui principi dell’istituzione, ma aperto e desideroso di una forte cooperazione per una migliore difesa dei diritti delle persone. Per questo ci preoccupa la decisione della Federazione Russa di mettere in discussione le sentenze della Corte europea, laddove siano in contraddizione con la loro Costituzione. È un elemento che ci deve far riflettere perché in questa difficile situazione di tutto abbiamo bisogno fuorché di un indebolimento della nostra Corte.

Infine, l’ultima parte del rapporto contiene alcune considerazioni riguardo all’uguaglianza di genere. È un piacere registrare che la rappresentanza femminile è aumentata. Nel 2016 ha raggiunto il 39% del totale. Non siamo ancora al 40% che era l’obiettivo posto nella risoluzione 1585 del 2007, ma ci stiamo avvicinando. Così come sta crescendo la presenza di donne nelle posizioni leader di commissioni e vice commissioni e anche di rapporteur. Questo è un elemento che ci deve rendere orgogliosi dei successi conseguiti e ancora più impegnati a migliorarli.

Infine, noi salutiamo anche la presenza di alcune delegazioni che hanno corrisposto alla richiesta che è giunta dalla nostra Assemblea, in particolare la delegazione del Kossovo che è registrata sotto altre delegazioni e che ha rispettato gli impegni assunti con la nostra Assemblea. Le diamo il benvenuto in questa nuova sessione e ci auguriamo che anche questo possa essere un segno di dialogo e di pace in un’area come quella balcanica che ha bisogno di tutta la nostra attenzione.

Grazie