IT17CR04      

AS (2017) CR 04
Versione provvisoria

 

SESSIONE ORDINARIA 2017

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(Prima parte)

ATTI

Della quarta seduta

Martedì 24 gennaio 2017, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Sergio DIVINA (Italia, NR / NI)

(Doc. 14229)

Grazie Presidente.

Io parto da dove ha finito la collega turca, per dire che su questo argomento sono pochi gli interventi obiettivi che abbiamo sentito sulla situazione. C’è un grossissimo sbilanciamento: nessuno distingue tra buon giornalismo e cattivo giornalismo. Credo che nei nostri paesi, tutti i nostri paesi, non ci sia assolutamente deficit di libertà di stampa. Anzi, nei nostri sistemi c’è una libertà che si spinge a fronti amplissimi, fino ad arrivare alla possibilità, al diritto di critica che a volte sfocia anche nel diritto di offesa.

Guarda caso, però, se guardiamo la relazione con il mirino, arrivano spesso gli stessi paesi: troviamo la Turchia, l’Azerbaijan, la Russia, indubbiamente governi forti, governi con strutture autorevoli. Dove, viceversa, la politica è debole, lì la politica è addirittura succube dei media. Spesso i media condizionano le scelte dell’opinione pubblica, ma non solo, condizionano anche le scelte della politica. Questo è gravissimo.

Oggi, spesso nei nostri paesi, con i media si arrivano a fare i giudizi prima dei giudizi delle magistrature. Si possono eliminare e avversare i politici con lo strumento della diffamazione che ormai non è neanche più condannata, o sostanzialmente con pene lievissime. Si possono procurare alle persone danni irreparabili. La tendenza è ancora peggio: quello che noi vediamo è che il giornalismo punta sempre più allo scandalismo, perché quella è la vera notizia che fa effetto, che fa vendere, che tiene banco, ecc.

Cito un caso: in Italia, per esempio, sulla TV di Stato, una delle reti italiane, per aver fatto inchieste ad effetto, spingendo l’acceleratore fino in fondo, ha lasciato in eredità, pur avendo chiuso quel servizio, quella trasmissione, cinquecento milioni di danni dai soggetti che son stati presi di mira da queste inchieste. Chi pagherà quei cinquecento milioni – ed ho finito, Presidente – saranno i contribuenti italiani, poveretti.

Bene, la situazione è una materia estremamente delicata però va affrontata con la giusta obiettività.

Grazie.