IT17CR23

AS (2017) CR 23
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2017

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(Terza parte)

ATTI

Della ventitreesima seduta

Mercoledì 28 giugno 2017, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Milena SANTERINI (Italia, SOC / SOC)

(Doc. 14342, 14351, 14341, 14359)

Grazie Presidente.

La sfida dei profughi richiede una risposta che è insieme politica e umanitaria. Per questo ringrazio i relatori di aver unito questi due aspetti. La risposta è politica perché l’accoglienza chiama in causa l’Europa dei diritti e intervenire in modo condiviso significa rafforzare l’Europa stessa. E poi, l’apertura ai profughi rappresenta una risposta politica perché è un investimento sul futuro se è vero, come dimostra il Fondo Monetario Internazionale, che l’impatto economico del flusso dei rifugiati sul PIL europeo potrebbe essere dello 0,20% entro il 2020. L’apertura fa crescere.

Per questo, il Consiglio d’Europa deve appoggiare la revisione della Convenzione di Dublino, per rispettare il diritto delle persone di scegliere dove fare domanda d’asilo, e applicare veramente il principio di solidarietà ed equa distribuzione delle responsabilità degli Stati membri di cui all’articolo 80 del trattato dell’Unione europea.

Infatti, la fermezza che vale per i conti pubblici deve essere esercitata anche rispetto a quegli Stati che lasciano ricadere tutto l’onere dell’accoglienza su alcuni paesi come la Grecia, la Spagna o l’Italia. In questo senso, la commissione ha avviato delle procedure di infrazione verso tre paesi e le ricollocazioni, anche se in aumento, procedono troppo lentamente. Ne abbiamo avuto finora circa ventimila di cui tredicimila, quattordicimila dalla Grecia, e settemila dall’Italia, che dovevano essere centosessantamila. E nel 2016, lo ricordo, sono sbarcate trecentosessantamila persone di cui la metà in Italia e diecimila soltanto negli ultimi quattro giorni.

L’accoglienza, però, è anche una risposta umanitaria, in particolare per quanto riguarda i minori non accompagnati, in merito ai quali l’Italia ha approvato da poco una legge perché i loro diritti rischiano di essere penalizzati nella riforma della convenzione di Dublino che è attualmente in discussione al Parlamento europeo. II rapporto di VARVITSIOTIS, che ringrazio, chiede giustamente di mantenere almeno lo stesso livello di ricerche e di salvataggio delle persone in mare.

La campagna di stampa che abbiamo avuto recentemente contro le ONG che salvano vite umane, deve farci vergognare perché serve solo a giustificare respingimenti: salvare vite umane è un dovere. Non possiamo restare indifferenti: per questo chiedo al Consiglio d’Europa di sostenere non solo i salvataggi ma anche le attività di identificazione delle vittime in mare: trentamila negli ultimi quindici anni per poter ridare almeno i corpi alle famiglie angosciate che lo chiedono. E poi dobbiamo appoggiare le iniziative dei corridoi umanitari promossi da associazioni e da chiese in Italia, in Francia e in altri paesi, per permettere un arrivo sicuro alle persone vulnerabili.

Florian KRONBICHLER (Italia, SOC / SOC)

(Doc. 14342, 14351, 14341, 14359)

Grazie Presidente.

Oggi, forse proprio in questo momento, al Parlamento italiano a Roma la presidente della camera Laura Boldrini consegna il premio internazionale Alexander Langer a due associazioni che si occupano del problema dei profughi, un’associazione greca e una italiana. All’occasione, ho ritenuto utile portare a memoria del nostro Consiglio questo politico sudtirolese, tedesco e italiano, ma sicuramente di levatura europea, morto 22 anni fa suicida, che aveva pubblicato un decalogo della pacifica convivenza interetnica. Al momento, mi sembra profetico ricordare alcuni punti di fronte al problema di grande attualità della migrazione e dei profughi.

Elencherò alcuni punti di questo decalogo.

1) La compresenza plurietnica sarà sempre di più la norma e non l’eccezione. L’alternativa è tra l’esclusivismo etnico e la convivenza.

2) Identità e convivenza. Mai ci deve essere l’una senza l’altra. Né inclusione, né esclusione forzata.

3) Conoscersi, parlarsi, interagire. Più abbiamo a che fare gli uni con gli altri, meglio ci comprenderemo.

5) Definire e delimitare, nel modo meno rigido possibilmente, l’appartenenza. Non escludere appartenenze e interferenze plurime.

6) Riconoscere e rendere visibile la dimensione plurietnica. I diritti, i segni pubblici, i gesti quotidiani. Il diritto di tutti di sentirsi a casa.

7) Diritti e garanzie sono essenziali ma non bastano. Norme etnocentriche favoriscono comportamenti eccentrici.

8) L’importanza dei mediatori, dei costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiere. Occorrono traditori della compattezza etnica. Dico “traditori” non “transfughi”.

9) Una condizione vitale: bandire qualsiasi forma di violenza.

10) Sostenere e incoraggiare la formazione di gruppi misti interetnici. Sono le piantine pioniere della cultura di convivenza.