IT17CR30

AS (2017) CR 30
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2017

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(Quarta parte)

ATTI

Della trentesima seduta

Martedì 10 ottobre 2017, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Adele GAMBARO (Italia, FDG / GDL)
(Doc. 14410)

Grazie Signora Presidente.

È un onore per me parlare in nome del nuovo Free Democrats Group.

L’attuale contesto economico, seppure in lieve ripresa, resta debole e risente ancora fortemente della crisi che ha caratterizzato gli ultimi anni. Non è quindi azzardato temere che anche un minimo evento negativo possa condurre l’economia internazionale verso una nuova fase di crisi globale, che nessuno si augura e che, di certo, non possiamo permetterci.

L’ipotesi di una nuova fase recessiva è da scongiurare a tutti i costi e per evitare che si verifichi nuovamente, occorre ottimizzare quanto di buono fatto in questi anni per far fronte alla crisi economica. Rilanciare l’economia, puntando su crescita e investimenti pubblici, come suggerito nella risoluzione in esame, scaturita dal rapporto dell’OCSE, sembra una possibilità con buone chances di riuscita. Ma bisogna rimarcare con forza la necessità di attenzionare costantemente il rapporto deficit / PIL dei vari paesi, perché questo elemento costituisce una prima base di solidità economica. È infatti proprio la solidità a essere alla base della capacità di investire, così da poter anche rilanciare settori importanti che per troppo tempo non hanno potuto godere delle giuste risorse per generare, a loro volta, ricchezza e occupazione.

Servono poi delle riforme serie, strutturali, che snelliscano la burocrazia dove è troppo presente e pressante, agevolando i settori trainanti dell’economia e mettendo in atto politiche occupazionali utili, da un lato, a rilanciare i consumi, e dall’altro, a ridimensionare l’impegno assistenzialistico che pure grava sulle finanze pubbliche.

Certo, a questo si potrebbe associare anche una detassazione nei confronti delle fasce più deboli della società, che avrebbe il duplice effetto di aumentare il potere d’acquisto, soprattutto delle famiglie, e iniziare a incidere sul divario in termini di ricchezza, così da avviare un percorso di rimodulazione delle diseguaglianze in termini finanziari.

L’impatto di una fiscalità eccessiva su famiglie a basso reddito produce, infatti, due effetti nel breve periodo, entrambi negativi: l’evasione fiscale e il ridimensionamento dei consumi a causa di una capacità di spesa molto ridotta.

Infine, puntare su istruzione e formazione per produrre ricchezza potrebbe rappresentare il tassello chiave per stabilizzare in un’ottica di lungo periodo alcuni settori economici strategici, in particolare l’occupazione. Investire sui giovani, con un occhio particolare alle loro future professionalità, si inserisce in questo contesto come una scelta utile tanto in termini sociali che occupazionali.

Vi ringrazio.

Elena CENTEMERO (Italia, EPP/CD / PPE/DC)
(Doc. 14401)

Grazie Signor Presidente,

Signor Segretario Generale, desidero congratularmi con lei per il lavoro importante che la sua organizzazione sta svolgendo. Il suo intervento di oggi ha posto l’attenzione su tanti temi: l’istruzione, la disoccupazione, la tassazione, ma soprattutto sulle disuguaglianze. Investire in una crescita inclusiva è estremamente importante perché significa investire in maggiore istruzione, maggiore formazione. Una formazione per tutto l’arco della vita e che ha come obiettivo i lavori del futuro che rientrano nell’area della digitalizzazione. Ma significa anche investire sull’uguaglianza di genere. Il raggiungimento dell’uguaglianza di genere è una battaglia che state conducendo da tantissimi anni con indicazioni concrete rivolte agli Stati e che permetterà l’aumento del PIL nei nostri paesi ma anche nell’area dei paesi del Consiglio d’Europa.

In quest’ottica voglio sottolineare come l’uguaglianza di genere non sia solo un diritto umano fondamentale, ma una pietra miliare di un’economia moderna prospera che dà vita a uno sviluppo sostenibile e inclusivo. L’uguaglianza di genere è essenziale per assicurare che uomini e donne possano contribuire a migliorare la vita economica, politica e sociale del loro paese. Nel 2013 e nel 2015, la sua organizzazione ha dato vita a delle misure concrete per i vari paesi che purtroppo hanno fatto solo piccoli passi. Nel rapporto sono contenuti degli aspetti importanti, come quello di combattere il gender pay gap, ossia la differenza salariale tra uomini e donne, attraverso pratiche adeguate di reclutamento ed avanzamento nelle carriere, ma anche attraverso misure di conciliazione tra la vita personale e l’attività lavorativa come il congedo parentale da dividere in maniera paritaria. Facilitare l’accesso al credito, dando pari opportunità a donne e a uomini, per far crescere l’imprenditorialità. Facilitare la possibilità per entrambi i genitori di avere un’occupazione attraverso – come ha già sottolineato lei – i servizi rivolti ai bambini in età più tenera.

Questi sono vari dei temi che sono stati oggetto di trattazione da parte anche della nostra Assemblea in tutti questi anni. Il lavoro dell’OCSE, così come il lavoro dell’Assemblea, dimostra che raggiungere la parità effettiva aumenta il nostro PIL, ma richiede anche interventi forti su tutti i fronti, di natura culturale oltre che legislativa.

Io mi chiedo: come, in questo sforzo comune, per un’economia più inclusiva, più forte, che cerchi di superare le disuguaglianze, e in primis la disuguaglianza tra donne e uomini, sia possibile cooperare tra la sua organizzazione e i nostri parlamenti?