IT17CR33

AS (2017) CR 33
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2017

________________

(Quarta parte)

ATTI

Della trentatreesima seduta

Mercoledì 11 ottobre 2017, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Michele NICOLETTI (Italia, SOC / SOC)
(Doc. 14396)

Grazie, Presidente.

Questo rapporto è il frutto di un lungo cammino, un lavoro di due anni, e voglio ringraziare tutte le delegazioni nazionali che hanno partecipato. Oltre al memorandum ci sono, infatti, degli allegati che contengono i documenti che le diverse delegazioni nazionali hanno prodotto e che costituiscono un patrimonio molto ricco di riflessioni della nostra Assemblea. Ringrazio gli esponenti dei governi, gli ambasciatori, le NGO, e soprattutto lo staff eccellente che ha contribuito a questo lavoro.

Perché un summit? Un summit nella nostra organizzazione non è una cosa di tutti gli anni, è un evento straordinario e la nostra Assemblea già qualche anno fa ha ritenuto che noi stiamo vivendo tempi straordinari che richiedono risposte straordinarie. E penso che ancora di più, oggi, in questi anni, possiamo dire che la situazione è seria e richiede risposte serie.

Ognuno di noi, in questi momenti, deve fare appello alla propria responsabilità nei confronti della casa comune. Ognuno di noi ha delle storie politiche, ognuno di noi ha delle storie nazionali ma in questa Assemblea noi sediamo in ordine alfabetico, a ricordarci in ogni momento che non rappresentiamo qui solo delle nazioni, delle famiglie politiche, ma la casa comune europea. E io avverto in questo momento una responsabilità per l’Europa, non solo per il Consiglio d’Europa, ma per l’Europa. Perché quale altra istituzione in Europa può farsi carico del destino dell’Europa intera? L’Unione europea, come abbiamo visto, ha sofferto una divisione non voluta, forse appunto da ambo le parti. Vediamo che ci sono dei momenti di difficoltà nel dialogo dell’Unione europea con paesi che prima sembravano pronti ad entrare. È il Consiglio d’Europa che deve farsi carico di mantenere vivo questo grande ideale e questa grande necessità storica dell’Europa unita. Non semplicemente un’idea geografica, ma un modo di vivere che è fondato sul rispetto della dignità di ogni persona, sul rispetto dello Stato di diritto, sul rispetto della democrazia.

Nel mio rapporto si insiste molto, anche con un po’ di orgoglio, su questa idea dell’unità europea. Nel messaggio agli europei scritto da Denis de Rougemont nel 1949 quando si sono ritrovati dopo la guerra, ci sono delle parole che io ho voluto mettere alla fine del memorandum e che dicono: Europe is threatened, Europe is divided, and the greatest danger comes from her divisions.

Mi ha sempre colpito questa parola scritta da persone che avevano patito i totalitarismi, che avevano patito la guerra e che vedevano il pericolo più grosso nella divisione dell’Europa. Europe’s Mission is clear: it is to unite her peoples in accordance with their genius of diversity. Io richiamo la nostra attenzione su questa bellissima espressione: the genius of diversity. Noi dobbiamo riscoprire il gusto, il fascino della nostra diversità, e dentro questa diversità, ricercare l’unità. In tutta Europa i cittadini, popoli e le minoranze soffrono perché sono ingabbiati dentro degli schemi di omologazione, le minoranze protestano e i popoli vogliono autodeterminarsi. E c’è chi vuole andarsene come in una tendenza impazzita centrifuga. Se noi vogliamo fermare tutto questo, dobbiamo riscoprire il genio della diversità e la politica come arte di vivere assieme rimanendo diversi, volendo la nostra libertà e rispettando la parità di ciascuno.

Dentro questo dobbiamo verificare se il nostro Consiglio d’Europa non solo ha degli ideali straordinari, non solo ha un sistema come il sistema delle convenzioni che poi verrà giustamente raccontato dal rapporto del mio collega Tiny KOX, ma anche dei meccanismi di funzionamento interno che consentano di esprimere al meglio questo vivere assieme rispettando il genio della diversità e difendendo in modo granitico il valore dei diritti umani.

In questi giorni noi abbiamo discusso un rapporto molto importante, quello del collega LIDDELL-GRAINGER, che ci ha aiutato a migliorare i meccanismi interni della nostra Assemblea. Abbiamo scoperto che c’era una debolezza nel combattere i fenomeni della corruzione. E nel mio rapporto, dopo avere spiegato perché in tempi di terrorismo, di povertà, di moderna schiavitù, di conflitti, di violazioni del diritto internazionale anche dentro la nostra comunità - e abbiamo sentito la testimonianza del Presidente POROCHENKO questa mattina - … se per rispondere a tutto questo noi abbiamo dei meccanismi sufficienti, sufficientemente forti per evitare una situazione di contraddizioni.

Noi abbiamo verificato che in questi anni abbiamo qualche problema di raccordo all’interno delle nostre istituzioni. Ognuno dei nostri organismi ha e deve avere la sua autonomia: Comitato dei Ministri, la Corte, l’Assemblea. È uno dei cardini della rule of law, quello di avere una divisione, un bilanciamento tra i poteri. Guai a noi se tocchiamo l’indipendenza degli organi. Ma è essenziale anche avere un’armonia. E noi oggi ci troviamo di fronte a grandi sfide come quelle appunto dei conflitti, come quelle anche di violazioni delle nostre stesse regole o mancato adempimento di obbligazioni a muoverci in modo sconnesso. L’Assemblea in un modo, il comitato dei Ministri in un altro, la corte, e così via. E per questo, questo rapporto invita all’autoriflessione: il Joint Committee che è un organo statutario, fatto dal Comitato dei Ministri, fatto dall’Assemblea, come luogo per aprire una riflessione comune.

Questo è importante per non mettere la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi. Quando ci sono situazioni serie noi dobbiamo avere il coraggio di prendere in mano i problemi. Non sappiamo dove questa riflessione ci porterà: saranno gli organismi a dircelo, siamo un organo democratico, abbiamo dei valori da difendere e vogliamo condurre il dialogo nel rispetto di questi principi. Ma dobbiamo aprire questa riflessione. Non per abbassare gli standard della nostra Assemblea, ma ci sono stati altri momenti nella storia di queste istituzioni in cui i nostri organi hanno saputo armonizzarsi meglio, coordinare meglio, anche per prendere delle decisioni gravi come è stato il caso della Grecia, poi della Turchia, che sono state decisioni anche salutari per quei paesi e per tutta la comunità, ma dentro un quadro di armonia.

È per questo che la risoluzione contiene sia, come ho detto, una proposta ai nostri capi di governo e ai nostri capi di Stato di dirci e di esprimere con forza il loro impegno nei confronti di questa istituzione, e al tempo stesso nei nostri confronti come parlamentari e come Assemblea per fare fino in fondo la nostra parte e rafforzare i nostri strumenti interni.

Grazie.

Adele GAMBARO (Italia, FDG / GDL)
(Doc. 14396)

Grazie, Signora Presidente.

Care Colleghe, cari colleghi, con le risoluzioni odierne intendiamo riaffermare con forza l’importanza della presenza concreta delle istituzioni europee.

Spesso ci capita di ascoltare, e molto frequentemente anche di leggere sul web, sovente zeppo di fake news, che le istituzioni europee rappresentano uno spreco finanziario per le casse dei singoli Stati, un inutile orpello creato per ragioni di spartizione politica e una entità sacrificabile sulla bilancia della democrazia dei Paesi partecipanti.

Ebbene, con il voto di oggi su questi atti del Consiglio d’Europa, noi dobbiamo rilanciare senza fraintendimenti il valore storico, democratico, morale, giuridico e sostanziale delle nostre organizzazioni. Mai come negli ultimi anni, nazionalismi esasperati, crisi finanziaria e l’acuirsi del dislivello sociale tra diversi cittadini dell’Unione, a causa di molteplici fattori contingenti, nonché il dover fronteggiare, con poche risorse lo spinoso problema dell’immigrazione di intere popolazioni in fuga da fame e guerre hanno portato un duro colpo alle basi esistenziali stesse degli organismi quali il Consiglio d’Europa. Per non parlare dell’ascesa incontrastata della strategia del terrore del terrorismo dilagante, che impaurisce masse di cittadini inermi. Tutti fattori deflagranti che hanno destabilizzato e frenato la fiducia nelle istituzioni europee.

Tuttavia, io credo che sia venuto il tempo della rivendicazione dell’orgoglio della necessità del nostro Consiglio e dei valori e principi che ne guidano l’attività da sempre. Questo spirito deve essere più che mai presente e forte nelle giornate in cui dobbiamo prendere decisioni come queste. Da più di mezzo secolo, le convenzioni del Consiglio d’Europa hanno fortemente contribuito a migliorare il funzionamento delle istituzioni democratiche e civili europee, a promuovere lo Stato di diritto e sviluppare “i diritti di tutti, nessuno escluso”.

La necessità che nel prossimo vertice tra capi di Stato e di governo venga riaffermato a voce alta tutto ciò è dunque pressante e ci induce ad un voto fermo ed univoco, che io mi auguro con decisione.

Grazie.

Michele NICOLETTI (Italia, SOC / SOC)
(Doc. 14396)

Grazie, Presidente.

Grazie a tutti i colleghi per il dibattito molto ricco. Ringrazio in particolare quelli che hanno avanzato delle critiche perché mi consentono di chiarire meglio il mio pensiero.

Innanzitutto vorrei tranquillizzarli: qui non c’è nessun tentativo occulto di fare checchessia. Siamo nella casa della rule of law, della trasparenza, e il testo che noi votiamo è quello che avete davanti agli occhi: un testo che se vi convince, si può votare e se non vi convince si può, appunto, rigettare. Si vota quello che c’è scritto e vale quello che c’è scritto. Non c’è nulla alle spalle.

La seconda questione è il rischio di indebolire i poteri dell’Assemblea: ho cercato di dire chiaramente – e ringrazio la presidente della Commissione rules of procedure che lo ha ribadito - che qui, nel testo, c’è scritto che c’è il pieno rispetto dell’autonomia dei due organi. E non potrebbe essere diversamente: quello che si propone è una riunione del joint committee che non ha competenza decisionale. Si tratta di aprire una discussione.

Io sono grato al collega dell’Estonia HERKEL che ha ricordato il messaggio forte che l’Assemblea ha dato in passato: io ho citato addirittura i casi della Grecia e della Turchia, posizioni ancora più forti. Quindi non voglio diminuire il potere dell’Assemblea. Quello che mi preoccupa – e sono contento che lo abbia sollevato il collega HAJIIYEV, e poi ancora la collega CHRISTOFFERSEN – è che noi ci troviamo in una situazione di un possibile meccanismo pick and choose, e cioè che possiamo inaugurare un meccanismo in cui alcuni membri scelgono alcuni pezzi della nostra organizzazione, stanno dentro l’organizzazione in un modo e non nell’altro, e questo francamente a me non sembra… È questo quello che io ho giudicato counterproductive e - vorrei tranquillizzare la collega SOTNYK - non certo il lavoro della nostra Assemblea, ma questa situazione che si è prodotta. Ed è rispetto a questo che io penso che sia opportuno avere una discussione, un confronto all’interno dei nostri organi.

Io non ho mai percepito, da quando sono in questa casa, che il Comitato dei Ministri possa esercitare chissà quale influenza negativa sulla nostra Assemblea. Abbiamo meccanismi diversi ma rappresentiamo la stessa istituzione ed è per questo che invito tutti a misurarsi con il testo che ci troviamo davanti e che a mio modesto avviso può rappresentare un utile strumento di rafforzamento della nostra Assemblea e dei meccanismi di tutta la nostra organizzazione.

Grazie.