IT18CR33

AS (2018) CR 33
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2018

________________

(Quarta parte)

ATTI

Della trentatreesima seduta

Mercoledì 10 ottobre 2018, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Vanessa D’AMBROSIO (San Marino, SOC / SOC)
(Il futuro del Consiglio d’Europa)

Grazie Signora Presidente.

Intervengo brevemente perché ritengo di fondamentale importanza in questo momento, in questo periodo storico, discutere e confrontarci sul futuro del Consiglio d’Europa e su questa assemblea. I problemi ci sono, è innegabile, ma il Consiglio d’Europa ha sempre dovuto affrontarne ed è sempre riuscito a garantire i valori su cui si fonda. Non è una questione di un paese sì e un paese no, il Consiglio d’Europa è sempre riuscito a garantire i valori su cui si fondava. Questo è importante tenere sempre a mente e non è piegandoci sui problemi che riusciremo a risolverli. Abbiamo la necessità di alzare lo sguardo, tirarci su le maniche e riprendere i valori su cui questa Assemblea ha trovato la sua nascita e si è costruita, quella dei padri fondatori, come ricordava il Collega COAKER e solo così possiamo trovare le soluzioni adeguate e all’altezza.

Come politica possiamo fallire, possiamo fare errori, ma mai, ripeto, mai, possiamo sottrarci al mandato che questa Assemblea ci ha dato. Una Collega, un paio di anni fa, ha detto in questa Assemblea: “Io non ho idee politiche ma solidi valori.” Non possiamo lasciare il campo ai sovranismi, agli interessi di parte, ma dobbiamo portare avanti dialoghi e progetti comuni per consolidare la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani qui e nei nostri paesi. Abbiamo quindi il compito, l’onere e l’onore di trovare la via per un nuovo slancio condiviso e inclusivo. Non è solo una questione di risultato per il Consiglio d’Europa ma quello che decidiamo qui dentro, lo slancio che vogliamo dare è di fondamentale importanza per i cittadini, per i milioni di cittadini degli Stati che noi rappresentiamo.

Il nuovo slancio non è una questione politica, quindi, ma una quesitone di diritti e di garanzia degli stessi. Il Consiglio d’Europa, lo ho ricordato prima, non è un paese, ma una comunità, un’assemblea di persone, parlamentari nel nostro caso, che hanno deciso di lavorare insieme per i diritti e per l’uguaglianza. Se veniamo meno a questo assunto, a questo valore assoluto, che è la democrazia, che è la garanzia dello Stato di diritto, se vogliamo ridurre tutto ad uno scontro meramente politico, stiamo sbagliando. Io credo che questa assemblea abbia il grande valore di mettere insieme persone che arrivano da percorsi e da formazioni politiche estremamente diverse, ma che lavorano insieme per garantire in futuro a questa Assemblea. Quindi il mio invito è quello, appunto, di un nuovo rinnovato dialogo. Abbiamo il dovere e l’opportunità di farlo e sarebbe sciocco perdere questa grande occasione.

Grazie.

Tritan SHEHU (Albania, EPP/CD / PPE/DC)
(Doc. 14620)

Grazie Presidente, illustri Colleghi,

Innanzitutto voglio ringraziare i relatori di questo di questo rapporto per i problemi reali presentati che dovranno essere affrontati.

Io vengo da un paese ex comunista, l’Albania. Sono contro ogni forma di discriminazione verso il prossimo. Io ho insistito, nel 1991, affinché il parlamento del mio paese abolisse i paragrafi del codice penale che condannavano gli omossessuali. Poi sono stato uno dei promotori della legge albanese contro la discriminazione, sulla base dei criteri del Consiglio d’Europa.

Ma d’altra parte non sono d’accordo con molte interpretazioni e conclusioni di questa risoluzione, che non sono compatibili con i nostri valori universali, quelli che riguardano la famiglia, che rimane il pilastro della nostra società. La famiglia è sacra, il suo concetto di composizione che comprende un uomo e una donna e, riponendo speranza in Dio, anche bambini nel futuro, non si può cambiare con leggi e decisioni.

Cari Colleghi, il concetto di famiglia non può essere semplificato, la famiglia è legata alla vita stessa, alla nostra esistenza come specie e come società umana.

Nella risoluzione si parla anche dell’adozione dei bambini da parte delle copie gay. Anche qui ci sono problemi. La vita dei bambini in famiglia deve essere compatibile con i concetti della famiglia e dunque devono esserlo anche le regole che devono inquadrare le adozioni. Io capisco la buona volontà della maggioranza delle coppie omossessuali di adottare bambini, ma ci sono qui alcuni principi molto più profondi e indispensabili da rispettare. Non voglio offendere nessuno, ma penso che non può funzionare così. Un bambino dovrà chiamare i suoi genitori “mamma e papà”. Questo è confermato dalla nostra vita da migliaia di anni, questi sono i valori alla base della nostra esistenza e cultura, e dobbiamo difenderli.

Per quanto riguarda invece i diritti finanziari, di eredità ecc, delle coppie omossessuali che convivono o anche di quelle eterosessuali che non hanno contratto matrimonio, come giustamente viene detto nella bozza di risoluzione, sono atti che possono essere stabiliti nei codici civili o penali, ma che non dovranno coinvolgere il codice della famiglia o altre leggi equivalenti.

Per tutte queste contraddizioni che presenta la risoluzione, mi oppongo ad essa considerandola inappropriata.